Home
Biography
blog
Books
dylan
dylan tribute
Hb
Krundaals
literature
london
lyrics
Mr. Antondjango's Band
mp3
music
my music
pics
politics
religion
Scritti Politti, pensieri sulle parole
School
US_NY
Video

Mail Me!!!

 

 

"Ciao negri, come va? Qui è l'Europa che vi parla!
Da Bruxelles, avete presente?

Pensate che proprio da qui ancora un secolo e mezzo fa vi si faceva lavorare gratis nelle piantagioni e nelle miniere a casa vostra -l’Africa- per la maggior ricchezza di Re Leopoldo.
Però noi ci si conosceva già da parecchio tempo:
quando tutti insieme -inglesi, olandesi, portoghesi, spagnoli...- abbiamo messo in catene 12 milioni di voi per venderli in America; su quel lucrosissimo commercio triangolare abbiamo costruito la nostra rivoluzione industriale,
quella che voi non avete avuto.

Poi abbiamo preso direttamente le vostre terre, perché abbiamo scoperto che erano piene di roba che ci poteva essere utile.
I francesi hanno iniziato dal nord e gli inglesi da sud:
un po' di stragi ed è diventato tutto roba nostra.
Anche i belgi, come dicevamo, si sono dati da fare:
a un certo punto il loro impero era composto al 98 per cento di terre africane.
Poi si sono mossi i tedeschi, infine gli italiani; insomma dopo un po' non c'era più un fazzoletto di continente che fosse veramente vostro.

A proposito degli italiani, come sempre sono arrivati ultimi, però si sono rifatti con un record: la prima nazione al mondo ad usare gas letali sui civili; a un certo punto i vostri nonni si ritrovavano dentro una nuvola di iprite e morivano a migliaia tra orrendi spasmi.
«Mica vorranno che gli buttiamo giù confetti», ebbe a dire il generale De Bono.

Finito il colonialismo -ormai vi avevamo rubato quasi tutto, dai diamanti alle antiche pergamene amhare- abbiamo continuato a controllare la vostra politica e la vostra economia, riempiendo d'armi i dittatori che ci facevano contratti favorevoli, quindi comprando a niente ciò che ci serviva in Europa, devastando i vostri territori e imponendo le nostre multinazionali per quello che abbiamo deciso dovesse essere il vostro sviluppo. E così per un altro mezzo secolo.

Se poi ad un certo punto un dittatore pensava di fare di testa sua, noi lo cambiavamo con un altro, dopo aver bombardato un po' di città e aver rifornito di cannoni le milizie che ci stavano simpatiche per massacrare quelle che ci stavano antipatiche. Del resto da qualche parte le mitragliatrici e i carri armati che produciamo continuamente li dobbiamo pure piazzare; qui in Europa siamo in “pace” da settant'anni, e mica possiamo rinunciare a un settore così florido.

Negli ultimi trent'anni poi abbiamo creato un modello nuovo che si chiama iper-consumismo e globalizzazione, allora abbiamo scoperto che l'Africa era perfetta per comprarsi tutto ciò che noi non volevamo più, perché noi dovevamo possedere roba nuova e con più funzioni; così, per esempio, abbiamo trasformato il porto di Lomé in un immenso centro di svendita dei nostri vecchi telefonini e delle nostre vecchie TV.

Abbiamo usato i vostri Paesi come discarica dei nostri prodotti elettronici ormai inutilizzabili, quelli che nemmeno voi potevate usare. Pensate che curiosa la vita di un nostro accrocco digitale: inizia grazie al coltan per cui vi ammazzate nelle vostre miniere e finisce bruciando tra gas cancerogeni nelle vostre discariche; in mezzo ci siamo noi che intanto magari lo abbiamo usato per scrivere post come questo.

Insomma, siete nella merda fino al collo e ci state da quattrocento anni, ma a noi di avere avuto un qualche ruolo in questa merda non importa niente, non abbiamo voglia di pensarci e abbiamo altro da fare.

Negli ultimi tempi poi, con questa storia dei televisori, dei computer e delle parabole satellitari, purtroppo siete cascati in un altro equivoco: che qui in Europa si stia meglio.
Come fa a venirvi in mente che vivere in una casa con l'acqua corrente e l'elettricità sia meglio di stare in mezzo al fango e tra quattro pareti di lamiera ondulata?
Che avere un ospedale sia meglio che morire di parto,
o che uscire di casa a prendere un autobus sia meglio che uscire di casa e prendere una mina antiuomo (italiana),
o che mangiare tre volte al giorno sia meglio che morire di dissenteria per malnutrizione.

Così alcuni di voi hanno iniziato a lasciare la baracca e le bombe per attraversare prima il deserto, poi il mare e venire fin qui. A rompere i coglioni.

D'accordo, quelli che lo fanno sono poche decine di migliaia rispetto a oltre un miliardo di voi e gli emigranti sono pochini anche rispetto a noi -che siamo più di mezzo miliardo- ma insomma noi non li vogliamo; perciò abbiamo deciso che devono tornare nel posto da cui vengono, anche se lì c'è la guerra, la fame etc.
Tanto più che quelli che vengono qui mica stanno sempre bene, alcuni hanno pure la scabbia, e a noi non è che ci interessi perché hanno la scabbia, ci interessa che semplicemente non vengano qui. E' chiaro?

E comunque un lavoro in un cantiere di Addis o in una miniera di Mbomou a due dollari al giorno per dieci ore dal lunedì al sabato -a chiamata giornaliera- potreste sempre trovarlo.

Concludendo, con tutta l'empatia, la solidarietà e senza nessun razzismo -ci mancherebbe altro- dovreste gentilmente stare fuori dalle palle e vivere tutta la vita nell'inferno che vi abbiamo creato."

(Alessandro Gilioli)