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Giuseppe Gazerro, redattore della rivista digitale di arti e culture *Walk Of Fame* www.walkoffame.com,  è autore di uno spettacolo musicale basato sui rapporti tra Letteratura Americana e Rock intitolato *LOOKING FOR AMERICA*.
In questo show, attraverso monologhi, dialoghi ed interventi, Gazerro e la sua band (3 Way Street), prendendo spunto dall’opera di John Steinbeck, raccontano i legami tra l’autore e i miti della musica contemporanea alternando tempi teatrali recitativi e l’esecuzione dei brani presentati.

 

Per poter meglio introdurre il suo lavoro alla Redazione di Walk Of Fame e presentarlo al suo pubblico, Giuseppe Gazerro è riuscito nella non facile impresa di intervistare John Steinbeck in persona!

Ecco il testo integrale dell’intervista che ha ottenuto:

 

Giuseppe Gazerro:
John, Walk Of Life è sinceramente orgogliosa di essere riuscita a strapparle questa intervista!

 

John Steinbeck:
Beh, un po' lo immagino, se metto da parte la falsa modestia.
Qualcuno c’era anche riuscito, negli anni ’60, ma le assicuro che dal 1968 questa è la prima volta che qualcuno ce la fa davvero!

 

Giuseppe Gazerro:
Eh, per questo ne siamo orgogliosi!
Dunque, caro John – possiamo chiamarla così, vero? – lei sa che dai suoi romanzi che han cantato la nascita del mito della frontiera e del sogno americano è scaturita praticamente tutta la musica che poi si sarebbe chiamata *Rock*?
John Steinbeck:
Certo che potete chiamarmi John.
Smettiamola anche con questo tono formale e parliamo da vecchi amici.
E visto che dite che dal mito della frontiera e dal mito del sogno americano è nata tutta la musica rock, significa che voi siete quelli che han capito esattamente il significato di quello che ho scritto!

 

Giuseppe Gazerro:

Grazie di cuore, John!
John Steinbeck:

Niente, è la verità.
Ai miei tempi mi crocifiggevano per quello che scrivevo!
Sai che in molti stati volevano bandire i miei libri?
Mentre – certo che lo sapevo! – i rockers che occupano le vostre prime pagine e con cui siete cresciuti voi han cantato l’America che avevo raccontato io!

Giuseppe Gazerro:
E cosa pensi, allora, di quelli che si sono ispirati ai tuoi personaggi?
John Steinbeck:

Tutto il bene possibile, ovviamente.
Non credo di aver mai sentito un cantautore degli anni ’60 e ’70 che non avesse, nel suo background, la mia America, i miei personaggi, i miei poveri e la disperazione di chi vedeva infrangersi il proprio sogno nel tritacarne dell’economia a stelle e strisce.

 

Giuseppe Gazerro:

Imitavano anche le pronunce degli uomini della frontiera, lo sai?

John Steinbeck:
(ride sinceramente divertito)
Sì, sì, lo so! Quel John Fogerty, che figlio di buona donna! (non ha detto proprio così, NDR)
Un californiano che finge di parlare texano arrotando le r in [oi] e vestendo solo camicie a scacchi.
Eppure, quando cantava di quel ragazzo che doveva guadagnarsi da vivere lavando i piatti sulla *Proud Mary*, beh, mi sembrava di sentire la voce di uno dei personaggi di Tortilla Flat!
(Pian della Tortilla)
Bravissimo, però!
E un po' tutti i testi dei Creedence Clearwater Revival sembrano acquarelli ispirati ai miei personaggi.

 

Giuseppe Gazerro:
Vero.
Ma adesso parlaci un po’ di quelli che sono i tuoi eredi dichiarati, cioè Woody Guthrie e Bob Dylan.

John Steinbeck:
Beh, andiamo al cuore della questione, allora.
Quelli sono mio fratello e mio figlio, no?
Woody – che tipo! – è praticamente mio coetaneo; se n’è andato anche prima di me!
E quando ha scritto *This Land Is Your Land* sono andato a casa sua e ho bussato alla sua porta dicendo che doveva darmi i diritti d’autore!
(ride di gusto)
Giuseppe Gazerro:

E come reagì?
John Steinbeck:
Beh, mi chiese chi fossi e di che diritti d’autore stessi parlando!
Giuseppe Gazerro:

Ma tu eri veramente arrabbiato con lui o era un gioco tra artisti?
John Steinbeck:
Certo che era più un gioco tra artisti.
Ma lui la prese seriamente e mi mostrò la sua chitarra con su scritto *This Machine Kills Fascists*.
Io lotto, mica mi limito a descrivere, caro John – mi disse con quel suo tono serissimo e profondo.
Lì avrei voluto arrabbiarmi; ma come? E io cosa ho fatto con Grapes Of Wrath (Furore, NDR) e soprattutto con East Of Eden (La Valle dell’Eden, NDR)?
Non ho cantato anch’io come te la sofferenza e la lotta dei derelitti e degli ultimi?
Vabbè, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, alla fine.
Non potevo certo arrabbiarmi con lui.


Giuseppe Gazerro:
E Dylan?
John Steinbeck:
Beh, lui ha raccolto i frutti del lavoro di tutti e due!
All’inizio voleva proprio essere Woody Guthrie; era andato a trovarlo in ospedale quando sapeva che se ne stava andando per berne la sua linfa; poi è andato più nella direzione della protesta diretta ad eventi e persone specifiche.
Ma è durato poco; quando ce ne siamo andati noi, ha iniziato a cantare anche lui cose del cuore.
Ma ci metteva sempre dentro quella rabbia e quella difesa dei diritti civili che ha imparato da noi due, no?
(sorride pieno di orgoglio)
Blood On The Tracks e Desire sono secondo me i suoi migliori lavori.
E in Shelter From The Storm, in Hurricane non si trova forse quella rabbia sociale che aveva guidato i Joads ad uscire dal Dust Bowl (lo spunto iniziale di *Furore*, NDR) per cercare un posto dove poter vivere una vita un po' migliore?

Giuseppe Gazerro:

Vero.


John Steinbeck:
Ma sai chi ha incarnato perfettamente lo spirito della frontiera che avevo descritto io, ma senza venir mai  riconosciuto abbastanza dalla critica?
Giuseppe Gazerro:
No, chi?
John Steinbeck:
Paul Simon.
Giuseppe Gazerro:

In effetti è sempre stato considerato un Dylan di serie B, anche se chi ama l’arte odia queste definizioni!
John Steinbeck:
Esatto.
E nel caso di Simon è una definizione doppiamente ingiusta, perché in alcuni suoi lavori il grido dell’ultimo che deve lottare per sfuggire ad una vita disperata è evidente e molto ben descritto.
Hai presente il testo di *The Boxer*?
E anche quello di *Homeward Bound*, con quell’artista folk che vaga di piazza in piazza per suonare ma poi ha sempre voglia di tornare a casa?
Giuseppe Gazerro:
Vero, son due testi molto vicini all’epopea della frontiera.
John Steinbeck:
E dove raggiunge il massimo è nel testo di *America*, quando canta:

*Dai, amiamoci e uniamo i nostri destini;
nella valigia ho una casa intera!
Così abbiamo comprato un pacchetto di sigarette, un dolce
e siam partiti per cercare l’America.

Mentre eravamo sull’autobus le dissi;
*Kathy, il Michigan mi sembra un sogno adesso; ci ho messo 4 giorni di autostop per venire fin qui!
E ridevamo, sull’autobus, e giocavamo con le facce della gente.
*Guarda, quello col vestito è una spia!*
*Eh, sì, ha una macchina fotografica nascosta nella cravatta!*
*Dammi una sigaretta, devo averne ancora una nell’impermeabile.*
*No, abbiamo fumato l’ultima un’ora fa.*
Allora io mi misi a guardare fuori dal finestrino e sapevo che lei dormiva,
ma le dissi: *Kathy, son perso e sono triste.
Siamo sullo svincolo del New Jersey; guarda quante macchine!
Vengono tutti qui a cercare la loro America.*
In questo, secondo me,  c’è sia La Valle Dell’Eden che Cannery Row (Vicolo Cannery, NDR).

 

Giuseppe Gazerro:

E Springsteen?

John Steinbeck:
Beh, a lui sarò sempre grato.
Sai quante royalties ho preso quando lui ha scritto *The Ghost Of Tom Joad*?.
(ridiamo entrambi)
Quella è stata veramente una rilettura letterale del mio lavoro; molti si sono accorti di me grazie a lui.
E comunque quel disco era bellissimo.
Quando canta:
*Gente che cammina lungo i binari
senza sapere dove sia diretta ma sapendo che non torneranno a casa
elicotteri che volano sulle loro teste per tenerli d’occhio
un piatto di zuppa accanto al falò acceso sotto un ponte
dietro l’angolo termina la loro zona di sicurezza;
benvenuti nel nuovo ordine mondiale dove
le famiglie del southwest dormono in macchina
senza casa, senza lavoro, senza pace e senza quiete.
La strada sembra viva stasera
ma nessuno si illude su dove possa portare.
Sto seduto anch’io accanto al falò
e cerco lo spirito di Tom Joad*
Beh, lì credo abbia colto lo spirito del mio lavoro in modo perfetto.
Non esiste un riassunto di *Grapes Of Wrath* (Furore) migliore di quel pezzo.
Giuseppe Gazerro:

Grazie, John.
Siamo veramente contenti che gli artisti su cui si è formata la nostra generazione siano apprezzati dai loro padri spirituali!
Grazie di cuore.
John Steinbeck:
Il piacere è stato mio.
Son contento anch’io di essere ancora apprezzato e di essere tornato per un po' in mezzo a tutti voi.
Grazie, Walk Of Fame!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie alle mie colleghe che hanno pensato a me per questa cosa.
Mi ha entusiasmato perché suono e parlo di libri; i due amori veri della mia vita.
E Steinbeck, tra l’altro, mi dà modo di pensare ad amori più antichi e umani, cioè mia madre, lettrice accanita che mi portò sulla strada della lettura proprio con un libro di Steinbeck, *Tortilla Flat*, che io lessi ovviamente come *Pian della Tortilla* e che per me tuttora rappresenta un viaggio fantastico dentro i miei sogni di bambino.
Poi da grande ho scoperto che Steinbeck ha scritto cose più importanti di Tortilla Flat

E in quanto autore della Great Depression è stato in pratica il grane ispiratore del rock, della music ache ascoltiamo noi tutti oggi; perché il rock è nato sulle macerie createsi in quel periodo.
Springsteen, Simon, Fogerty & Dylan traggono tutti ispirazione dalle atmosfere dell’America di quel periodo.
Il mito del treno, la ferrovia, I binari, gli autobus che compiono tragitti di migliaia di kilometri, i motel e le loro immagini più iconografiche nascono tutte da questo periodo.
Per la grande canzone Americana è come la
seconda Guerra mondiale per noi.
Guccini. De Gregori, Vasco, Calcutta..
Loro non han vissuto quell’epopea, ma i
loro genitori si’ e da loro l’hanno assorbita.


Il primo autore che presentiamo si chiama John Fogerty.
Ha fondato un Gruppo che portava
camicie a scacchi, capelli da cowboy e usava l’accento texano per cantare.
Perché voleva essere un uomo della frontiera, non un cittadino.
Sognava di essere un cowboy e suonava da cowboy; pensate che
distorceva la pronuncia per sembrare un vaquero texano; come facevano i nostri gruppi anni ’60.
E cantava di disagio, di fame, di lavare i piatti per guadagnarsi da vivere, come Tom Joad.
Creedence Clearwater Revival; Proud Mary


Questi autori
non hanno vissuto il periodo della grande depressione, come ho detto.
Ma i pionieri del folk si’; tra questi
Woody Guthrie.
Era un cantante folk vero, puro, si direbbe; cantava per parlare di terra promossa, di terra rubata, di lavoro e di sfruttamento; un impegnato politicamente, tanto che sulla sua chitarra ostentava una scritta:
*this machine kills fascists* che lo rese importante punto di riferimento per tutta la generazione della Summer of Love, di Woodstock, gli hippies, insomma.

 

 

WOODY GUTHRIE


E del resto quello che è considerate il più influente cantautore americano di sempre,
Bob Dylan, fu folgarato proprio dall’ascolto di Woody Guthrie, tanto che quando Guthrie era ormai in punto di morte, lo volle andare a vedere in ospedale ed a lui dedicò dei versi famosissimi e, in pratica, tutti i suoi primi album, quelli di Blowin’ In The Wind, insomma.
Dylan l’abbiamo scelto perché rappresenta appunto
l’anima della musica americana che in Guthrie ha visto il suo capostipite ma che lui ha portato al successo.
Dylan ha sempre amato
le sue radici americane; tanto che quando è stato chiamato Giuda per aver imbracciato il rock, disse: *La mia non è musica folk, la mia è musica americana!*
Nascondeva
sotto forma di canzoni d’amore tematiche sociali che l’han portato, appunto, ad essere considerato la voce della sua generazione; ma lui, riservato ai limiti del patologico, negava l’impegno sociale addirittura; ma usciva prepotente dai suoi versi apparentemente dedicati a donne ed a sentimenti d’amore ma che in realtà parlavano di conflitti e di voglia di libertà.
Questo pezzo è dedicato alla compagna con cui aveva appena rotto, ma i riferimenti amorosi sono solo nel ritornello, in pratica.

Come se fosse successo in un’altra vita, una di fatica e sangue
dove il buio è virtù e le strade sono piene di fango
vengo dal disordine, sono una creatura senza forma
e lei mi disse:
*entra, ti riparerai dalla tempesta*
In un villaggio sono stato derubato di tutto ma son riuscito a salvarmi
Ho detto che ero innocente e son stato ripagato con insulti.
Ora vivo in un paese straniero e sarò costretto a passare il confine.
E lei mi disse.
*entra, ti riparerai dalla tempesta*

Insomma, tanta strada, tanti sogni, tanti incubi e poco romanticismo.
Come il suo padre spirituale Woody Guthrie, appunto.

Bob Dylan; Shelter From The Storm

 

La canzone più iconica nel rappresentare questo periodo credo possa essere considerata *America* di Paul Simon.
Al di là del titolo, parla in modo diretto di quelle atmosfere e di quel periodo.
I miti dell’epoca ci sono tutti, dalla povertà al viaggio della speranza sull’autobus scalcinato; e Simon lo racconta proprio come un narratore di prosa più che come un cantautore.
Una coppia di disperati gira l’America per trovare un posto migliore come poi faranno migliaia e migliaia di persone quando l’America, superata la grande depressione degli anni ’30, diventerà la terra del sogno americano; e Simon descrive i loro dialoghi ed i loro pensieri.

*Dai, amiamoci e uniamo i nostri destini;
nella valigia ho una casa intera!*
Così abbiamo comprato un pacchetto di sigarette, un dolce
e siam partiti per cercare l’America.

Mentre eravamo sull’autobus le dissi;
*Kathy, il Michigan mi sembra un sogno adesso; ci ho messo 4 giorni di autostop per venire fin qui!
E ridevamo, sull’autobus, e giocavamo con le facce della gente.
*Guarda, quello col vestito è una spia!*
*Eh, sì, ha una macchina fotografica nascosta nella cravatta!*
*Dammi una sigaretta, devo averne ancora una nell’impermeabile.*
*No, abbiamo fumato l’ultima un’ora fa.*
Allora io mi misi a guardare fuori dal finestrino e sapevo che lei dormiva,
ma le dissi: *Kathy, son perso e sono triste.
Siamo sullo svincolo del New Jersey; guarda quante macchine!
Vengono tutti qui a cercare la loro America*

Paul Simon; America

L’ultimo brano che presentiamo non ha bisogno di presentazioni;
Quindi presento invece la band.,,,,,,,
Dicevo che il pezzo non ha bisogno di presentazione perché è il brano che Bruce Springsteen ha scritto in onore di Steinbeck e di Grapes Of Wrath; un album intero dedicato a Tom Joad ed intitolato, appunto, The Ghost Of Tom Joad.
E la
title-track che eseguiamo riferisce direttamente al romanzo che avete letto, citando dei passaggi in modo addirittura letterale.
*Gente che cammina lungo i binari
senza sapere dove sia diretta ma sapendo che non torneranno a casa
elicotteri che volano sulle loro teste per tenerli d’occhio
un piatto di zuppa accanto al falò acceso sotto un ponte
dietro l’angolo termina la loro zona di sicurezza;
benvenuti nel nuovo ordine mondiale dove
le famiglie del southwest dormono in macchina
senza casa, senza lavoro, senza pace e senza quiete.
La strada sembra viva stasera
ma nessuno si illude su dove possa portare.
Sto seduto anch’io accanto al falò
e cerco lo spirito di Tom Joad.
Bruce Springsteen; The Ghost Of Tom Jo

Grazie i due amori E Steinbeck, *Tortilla Flat*,

E in quanto autore della Great Depression è stato in pratica il grane ispiratore del rock, Springsteen, Simon, Fogerty & Dylan traggono tutti ispirazione dalle atmosfere dell’America di quel periodo.
Il mito del treno, la ferrovia, I binari, gli autobus che compiono tragitti di migliaia di kilometri, i motel e le loro immagini più iconografiche nascono tutte da questo periodo.
Guccini. De Gregori Vasco Calcutta..loro genitori si’

John Fogerty.camicie a scacchi, Perché voleva essere un uomo della frontiera, non un cittadino.
distorceva la pronuncia
E cantava di disagio, di fame, di lavare i piatti per guadagnarsi da vivere, come Tom Joad.
Creedence Clearwater Revival; Proud Mary


Questi autori non hanno vissuto  Woody Guthrie.
*this machine kills fascists* Summer of Love, di Woodstock, gli hippies, insomma.
Bob Dylan, tutti i suoi primi album, l’anima della musica americana Dylan ha le sue radici americane; *La mia non è musica folk, la mia è musica americana!*Nascondeva sotto forma di canzoni d’amore

Come se fosse successo in un’altra vita, una di fatica e sangue
dove il buio è virtù e le strade sono piene di fango
vengo dal disordine, sono una creatura senza forma
e lei mi disse:*entra, ti riparerai dalla tempesta*
In un villaggio sono stato derubato di tutto ma son riuscito a salvarmi
Ho detto che ero innocente e son stato ripagato con insulti.
Ora vivo in un paese straniero e sarò costretto a passare il confine.
E lei mi disse.*entra, ti riparerai dalla tempesta*

Insomma, tanta strada, tanti sogni, tanti incubi e poco romanticismo.Come il suo padre spirituale Woody Guthrie,.Bob Dylan; Shelter From The Storm

 

La canzone più iconica I miti narratore di prosa

*Dai, amiamoci e uniamo i nostri destini;
nella valigia ho una casa intera!*
Così abbiamo comprato un pacchetto di sigarette, un dolce
e siam partiti per cercare l’America.

Mentre eravamo sull’autobus le dissi;
*Kathy, il Michigan mi sembra un sogno adesso; ci ho messo 4 giorni di autostop per venire fin qui!
E ridevamo, sull’autobus, e giocavamo con le facce della gente.
*Guarda, quello col vestito è una spia!*
*Eh, sì, ha una macchina fotografica nascosta nella cravatta!*
*Dammi una sigaretta, devo averne ancora una nell’impermeabile.*
*No, abbiamo fumato l’ultima un’ora fa.*
Allora io mi misi a guardare fuori dal finestrino e sapevo che lei dormiva,
ma le dissi: *Kathy, son perso e sono triste.
Siamo sullo svincolo del New Jersey; guarda quante macchine!
Vengono tutti qui a cercare la loro America*

Paul Simon; America

 

presentazioni; E la title-track che

*Gente che cammina lungo i binari
senza sapere dove sia diretta ma sapendo che non torneranno a casa
elicotteri che volano sulle loro teste per tenerli d’occhio
un piatto di zuppa accanto al falò acceso sotto un ponte
dietro l’angolo termina la loro zona di sicurezza;
benvenuti nel nuovo ordine mondiale dove
le famiglie del southwest dormono in macchina
senza casa, senza lavoro, senza pace e senza quiete.
La strada sembra viva stasera
ma nessuno si illude su dove possa portare.
Sto seduto anch’io accanto al falò
e cerco lo spirito di Tom Joad.
Bruce Springsteen; The Ghost Of Tom Joad