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INTERVISTA da parte di ANDREA INFUSINO che andrà pubblicata su:

MUSIC DISCOVERY https://musicdiscovery.it

7 CORDE https://7corde.it/

IL BLOG DI ANDREA https://ilblogdiandrea.com/

EUTERPE MUSICA https://euterpemusica.it/

 

Com'è nata la vostra passione per la musica?
Mi sento legato alla musica in modo indissolubile da quando negli anni ’60, ancora bambino, ascoltavo estasiato il giradischi di mio padre su cui giravano i suoi vinili colorati pubblicati da *Il Musichiere*; poi un giorno è arrivato Sgt. Pepper e da allora…

 

Usa tre aggettivi (e perchè) per descrivere "Giuseppe Gazerro" e...
Motivato
(ho sempre desiderato che la mia voce possa essere sentita)
Impegnato
(per quanto sia molto autoreferenziale, vorrei che i miei testi fossero il più distante possibile dal disimpegno e dalla leggerezza superficiale)
Intimo
(credo molto nel cercare di parlare di me come se stessi chiedendo al mio ascoltatore di parlarmi di lui)

 

Prima l'uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com'è stato il processo di creazione di Questi passi?
Prima il testo.
Quasi tutte le parole che compongono i brani di questo lavoro sono la scintilla creativa sulla quale sono state poi innestate le note, spesso semplici riff già preesistenti come lavori in corso.

 

Si sa che un'immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?

Sì.
Elaborato dall’ottima mano della Videomaker Miriam Zennaro per lo Studio 2 di Cristopher Bacco.
Disponibile – ovviamente – su YouTube.
https://www.youtube.com/watch?v=noPdyOmk3h0

 

È prevista l'uscita di un disco?

Certo.
Usciranno 4 singoli a distanza di poco più di un mese l’uno dall’altro; dopodiché un quinto brano concluderà un Extended Play dal nome “Eleison” che dovrebbe vedere la luce nell’estate 2024.

 

Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni... vogliamo conoscere la vostra storia, tutto il suo percorso!
La mia biografia richiede ore di tempo…
😊 E’ tutto su Spotify, comunque.
Sintetizzando, ti direi che ho scritto molti brani e suonato molto in giro nei ’70; poi sono stato il bassista di un gruppo funky, Krundaals, coi quali abbiamo registrato un disco arrivato in tutta Italia (Emerging); poi ho iniziato a pubblicare le cose di cui sono autore: prima in una trilogia di 3 dischi che ho chiamato *Biblica* e che è tutta reperibile in Spotify e poi, nel nuovo millennio, mi son dedicato anche al teatro.
Ora, infine, sto tornando in pista con le cose di cui sono autore in questo lavoro che spero diventi una nuova trilogia!

 

Quali sono le vostre influenze artistiche?
Sicuramente Dylan e tutti i cantautori (anche italiani) degli anni ’70.
Io mi sento molto rockettaro, però; il mio suono lo vorrei sempre elettrico, urlante e aggressivo.
Mi definirei un cantautore punk, se dovessi.

 

Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Con questa band siamo appena nati ma nella mia carriera ho suonato con molti nomi più o meno noti.
Tra le collaborazioni che ricordo con maggior piacere cito Marco Ferradini, Enrico Ruggeri ed una recente mia interpretazione della Dylaniana Hurricane accanto alla violinista che in quel disco aveva suonato: Scarlet Rivera.

 

E la collaborazione con Red&Blue nel lavoro in promozione?
Per ora benissimo.
Ma su questo potrò pronunciarmi in modo adeguato quando sarà uscito l’intero EP.

 

Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Le parole sono lì apposta ad indicarle.
Io sono dentro ciascuna di esse; con la mia vita, i miei sogni, le mie proposizioni.

 

Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Con i vari gruppi in cui ho suonato ho calcato diversi palchi “grossi”.
Se dovessi fare una classifica, metterei sicuramente le apparizioni in RAI al primo posto.
Un concerto al Cannaregio di Venezia in cui c’erano migliaia di persone; il Teatro Toniolo di Mestre con uno spettacolo musicale; il Big Mama di Roma – ora purtroppo chiuso – in cui ho suonato Dylan come one-man-band.

 

Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Buona, ma non è musica rock; il nostro è melodico, anche quando indurito nei suoni.
(che è quello che spero di fare io).
Meno talent e più talent-scout, meno imprese e più impresari, meno etichette e più promotori.

 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Ci sono tutti gli altri miei lavori precedenti, sia su Spotify che su YouTube.
Ma in questo momento è ovvio che tenderei a dire di aspettare di sentire le cose nuove o quelle che – pur se ripescate – saranno restaurate con suoni e arrangiamenti più contemporanei.

 

Come state vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
L’ho vissuto con un malcelato fastidio per le prese di posizione anacronistiche, superstiziose ed antiscientifiche di una rilevante parte della popolazione.
Al netto di questo, un periodo difficile come peraltro tanti ce ne son stati in passato e purtroppo sempre ci saranno.
L’arte serve proprio a sapere che le tenebre non potranno mai avere il sopravvento sulla luce.

 

Quali sono i vostri programmi futuri?
Ottenere visibilità con questo progetto in modo da poter lavorare con tranquillità sui prossimi.
Suonare dal vivo in teatri e festival rock.



 

 

INTERVISTA IL PERIODO https://ilperiodo.wordpress.com/ 

 

Quando ti sei avvicinato al mondo della musica?
Negli anni ’60 quando, ancora bambino, ascoltavo estasiato il giradischi di mio padre su cui giravano i suoi vinili colorati che pubblicava *Il Musichiere*; poi un giorno è arrivato Sgt. Pepper e da allora…

 

Cosa rappresenta per te la musica?
Diciamo che l’arte in generale, per me, rappresenta un po' tutto quello che ho capito sia importante della vita.
La musica è una delle più alte, tra tutte le nostre possibili espressioni.
Ne sono rimasto affascinato a pochi anni di vita, è diventato il motivo per cui ho studiato e il mezzo che ho usato per esprimere me stesso.

 

Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile e la tua musica?
Il primo, in ordine cronologico, è stato Edoardo Bennato.
Di lui ho preso tutto; la chitarra 12 corde, l’armonica, il tamburello a pedale, l’essere anche one-man-band, il modo canoro.
Poi c’è stato Dylan che mi ha fatto capire come la musica sia anche letteratura.
Le melodie classicheggianti ma rock dei gruppi progressive, in special modo i Genesis di Tony Banks mi hanno definitivamente reso dipendente dall’ascolto quotidiano di decine di dischi.

 

Con chi ti piacerebbe collaborare?
Con chiunque lo voglia.
Non ho preclusione verso stili ed idee diverse dalle mie; anzi, penso che sia la ricetta migliore per la bellezza.

 

Di cosa parla il nuovo singolo e cosa vuole trasmettere?
Il disagio di vivere una realtà così spesso brutta, tragica e violenta a fronte di tutta la bellezza che l’arte e l’amore potrebbero trasmettere.
“Questi passi non fan per me*.

 

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i lettori de Il Periodo?
Spero di riuscire a pubblicare non solo questo disco, ma un’intera opera composta da quello che ho scritto.



 

X NEWS – INTERVISTA https://www.x-news.it/

 

 

 

Ciao Giuseppe, piacere di averti sulle pagine di X News. Da dove nasce la passione per la musica?

 

Dagli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero – e da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.

 

La musica nella tua vita cosa rappresenta?

 

Il modo migliore in cui io sappia esprimermi.
Sono appassionato di molte forme d’arte, a dire il vero, dal cinema alla letteratura.
Ma in musica ho sempre trovato la mia ispirazione maggiore, la mia consolazione, la mia motivazione.

 

Parliamo del tuo nuovo singolo. Ci puoi raccontare la genesi del brano?

Nasce dalla consapevolezza della mancanza di bellezza in molte delle cose che succedono intorno a noi; case diroccate, storie invecchiate.
No, questi passi non fan per me.
Il motivo vuole essere semplice e diretto per poter essere utilizzato in modo efficace anche sul palco.

 

Quali soddisfazioni ti sta dando il brano?

 

Per ora non poche; il video è stato visualizzato parecchio. Meno bene il brano singolo sulle piattaforme social ma contiamo anche sulla voce della vostra rivista per migliorare il rendimento.
😊
La ricezione, peraltro, è stata molto buona.

 

 

Il brano è accompagnato da un videoclip. Ce ne vuoi parlare?

È nato da una mia idea che voleva rendere le situazioni di disagio che viviamo quotidianamente.
Poi la nostra ottima regista Miriam Zennaro, che approfitto per ringraziare, ha dato un tono scanzonato e meno serio al tutto, confezionando un prodotto efficace ma anche godibile.

 

Il tuo prossimo lavoro?


Questo singolo funge da apripista per il nostro lavoro, dal titolo *Eleison* che uscirà quest’estate con 5 brani.
Per ora il nostro prossimo lavoro è questo, quindi.
Ma spero di poter poi continuare con la stessa squadra a produrre molte altre cose, ovviamente.

 

 

 

INTERVISTA PER I LOVE MAGAZINE

 

1)   Iniziamo conoscendoti meglio, come e quando è iniziata la tua passione per la musica?

 

Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero – e da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.

 

2)   Parlaci del tuo nuovo singolo. Com’è nato il testo? Qual è la sua storia?

 

Nasce dalla consapevolezza della mancanza di bellezza in molte delle cose che succedono intorno a noi; case diroccate, storie invecchiate.
No, questi passi non fan per me.
Il motivo vuole essere semplice e diretto per poter essere utilizzato in modo efficace anche sul palco.

 

 

3)   Cosa puoi dirci riguardo il videoclip del singolo?

 

È nato da una mia idea che voleva rendere le situazioni di disagio che viviamo quotidianamente.
Poi la nostra ottima regista Miriam Zennaro, che approfitto per ringraziare, ha dato un tono scanzonato e meno serio al tutto, confezionando un prodotto efficace ma anche godibile.

 

4)   Quali emozioni provi quando canti?

 

Difficile da descrivere in poche righe.
Ma credo di potere sintetizzare il tutto con una frase banale ma che rappresnta una verità assoluta, per me: quando canto sono me stesso.
Come probabilmente non riesco ad essere in nessun’altra situazione.

 

5)   I tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione?

 

Questo singolo funge da apripista per il nostro lavoro, dal titolo *Eleison* che uscirà quest’estate con 5 brani.
Per ora il nostro prossimo lavoro è questo, quindi.
Ma spero di poter poi continuare con la stessa squadra a produrre molte altre cose, ovviamente.

 

 

 

 

INTERVISTA PER SPETTAKOLARE https://www.spettakolare.it/

 

Ci spieghi un po’ com’è nata la tua passione per la musica?

 

 

Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero – e da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.

 

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

 

Mio padre che mette un giradischi dentro un mobile dell’armadio di cucina.
Da allora ho passato praticamente tutta la mia adolescenza con la testa dentro quell’armadio finché non ho convinto i miei a comprare il primo giradischi mio; ho messo sul piatto il primo disco mai acquistato da me (sempre coi soldi dei miei): Bob Dylan Greatest Hits Vol.1.
E non ho più smesso di stare in quel mondo.

 

 

La tua definizione di musica.

 

Sono appassionato di molte forme d’arte, a dire il vero, dal cinema alla letteratura.
Ma in musica ho sempre trovato la mia ispirazione maggiore, la mia consolazione, la mia motivazione e quindi la mia definizione non può che prendere piede da questa considerazione personale.
Lo status di molti miei social dice: The Word, words, art & music play the sound of the spheres. (la Parola, le parole, l’arte e la musica suonano le note delle sfere)

 

 

Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?

 

Bennato su tutti.
A lui ho rubato la 12 corde acustico-elettrica, il kazoo, l’armonica a bocca, il tamburello a piede e il sentirmi one-man-band.
Da un punto di vista testuale, sicuramente Bob Dylan.

 

Con chi ti piacerebbe collaborare o duettare?

 

 

Con chiunque apprezzi le mie cose.
O anche se non le apprezza, che voglia condividere una tournée.
Non ho preclusioni, anzi; apprezzo i contrasti.

 

Parliamo del tuo ultimo singolo: come è nata l’idea per questo brano?

 

Nasce dalla consapevolezza della mancanza di bellezza in molte delle cose che succedono intorno a noi; case diroccate, storie invecchiate.
No, questi passi non fan per me.
Il motivo vuole essere semplice e diretto per poter essere utilizzato in modo efficace anche sul palco.

 

 

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori?

 

Beh, diciamo che l’uscita del nostro disco, quest’estate – che si chiamerà Eleison e

conterrà 5 brani  dei quali Questi Passi è il primo singolo – è solo il primo passo di una seriee di registrazione che voorei diventassero realtà in un periodo breve.
Per voi canterò ancora molte canzoni, come dico in un brano prossimo all’uscita.
😊

 

 

GIUSEPPE GAZERRO: INTERVISTA AL ROCKER CASERTANO

Giuseppe Gazerro, insegnante di lingua inglese di origini casertane, ha trascorso la sua vita immerso nel mondo del rock ‘n’ roll. La sua passione per la musica si è manifestata fin da bambino, quando ha iniziato a scrivere canzoni già alla fine degli anni ’60, ancor prima di diplomarsi al Liceo. La sua carriera musicale ha attraversato diverse fasi e band, ma il suo talento e la sua dedizione sono rimasti costanti.

Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Questi passi”.

Come sei arrivato alla musica?

Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero.
Da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.

Hai mai avuto paura di non essere all’altezza?

Francamente no; riconosco anzi che tra i miei difetti c’è una certa presunzione che non mi fa mai sentire inadeguato; corro invece il rischio di non ascoltare molto i consigli di altri, che è sempre sbagliato.
Ed ho spesso pagato questo atteggiamento.

Quale è stata la tua musica di riferimento?

All’inizio Edoardo Bennato su tutti.
A lui ho rubato la 12 corde acustico-elettrica, il kazoo, l’armonica a bocca, il tamburello a piede e il sentirmi one-man-band.
Da un punto di vista testuale, sicuramente Bob Dylan.
Ma se parliamo di musica ho riferimenti molto alti, che nulla hanno a che fare con quello che suono; il Jazz, ad esempio.
Non credo ci sia nulla di più alto di quello che ha fatto John Coltrane.

Hai uno strumento musicale al quale sei particolarmente legato?

Ho cominciato con la chitarra, come la maggior parte dei *rockettari* nei seventies.
Però non mi ci sono mai dedicato; non mi piace molto esercitarmi.
Ho studiato per un po’ il Basso, con cui raggiunsi risultati decenti negli anni ’80, quando riscuotemmo anche un certo successo; ma poi l’ho smesso.
Il mio vero strumento è il canto; la situazione in cui sono a mio agio è quando sul palco posso solo cantare senza pensare ad altri strumenti.

Recentemente è uscito il tuo nuovo singolo. Ci racconti com’è nato?

È nato dalla consapevolezza della mancanza di bellezza in molte delle cose che succedono intorno a noi; case diroccate, storie invecchiate.
No, questi passi non fan per me.
Il motivo vuole essere semplice e diretto per poter essere utilizzato in modo efficace anche sul palco.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Questo singolo funge da apripista per il nostro lavoro, dal titolo *Eleison* che uscirà quest’estate con 5 brani; per ora il mio progetto futuro più prossimo è quello di realizzare questo disco nel miglior modo possibile.
Ma spero di poter poi continuare con la stessa squadra a produrre molte altre cose, ovviamente.

 

https://www.revistaweb.it/2024/04/giuseppe-gazerro-e-la-resistenza.html

“Questi passi” di Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica è un brano nato in qualche pomeriggio insieme ad un amico ed è stato poi presentato alla band che lo ha eseguito apportando alcune sostanziali modifiche all’arrangiamento, specie nell’uso dei riff strumentali,  e, una volta perfezionato in studio, specie nell’uso delle tastiere, ha raggiunto un tocco molto 70’s che ha reso il pezzo molto vicino alle intenzioni originali dell’autore. Si tratta di una ballata mossa ma cantautorale e dal testo molto intimista e personale con note che si possono definire senza dubbio rock, per quanto in una veste sempre *pop-ular*.

 
Ci racconti le tappe più importanti del tuo percorso musicale? 
La mia biografia richiede ore di tempo…😊 E’ tutto su Spotify, comunque.
Sintetizzando, ti direi che ho scritto molti brani e suonato molto in giro nei ’70; poi sono stato il bassista di un gruppo funky, Krundaals, coi quali abbiamo registrato un disco arrivato in tutta Italia (Emerging); poi ho iniziato a pubblicare le cose di cui sono autore: prima in una trilogia di 3 dischi che ho chiamato *Biblica* e che è tutta reperibile in Spotify e poi, nel nuovo millennio, mi son dedicato anche al teatro.
Ora, infine, sto tornando in pista con le cose di cui sono autore in questo lavoro che spero diventi una nuova trilogia!
Sintetizzando, ti direi che ho scritto molti brani e suonato molto in giro nei ’70; poi sono stato il bassista di un gruppo funky, Krundaals, coi quali abbiamo registrato un disco arrivato in tutta Italia (Emerging); poi ho iniziato a pubblicare le cose di cui sono autore: prima in una trilogia di 3 dischi che ho chiamato *Biblica* e che è tutta reperibile in Spotify e poi, nel nuovo millennio, mi son dedicato anche al teatro.
Ora, infine, sto tornando in pista con le cose di cui sono autore in questo lavoro che spero diventi una nuova trilogia!

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Che la strada che dobbiamo fare è ancora lunga, difficile e, probabilmente, siamo spesso sulla strada sbagliata.
Questi passi non fan per me, insomma.
 
Due aggettivi per descrivere il singolo.
Non mi piace giudicare me stesso, sarei tentato di usare aggettivi negativi per fare il finto modesto! 😊
Spero che la mia musica suoni motivata ed impegnata: ecco i 2 aggettivi.
 
Cosa ne pensi della scena musicale attuale? Cosa salveresti e cosa cambieresti? 
Non mi dispiace la scena musicale attuale; è cambiato il modo di veicolare le idee e – soprattutto – il motivo per cui lo si fa.
Ma molta dell’energia che trovo nella musica attuale lo terrei ben stretto.
Certo, il rock ha ormai uno spazio ristretto, rispetto a prima.
Ma sicuramente non è nei musicisti che trovo la radice del motivo per cui molta musica non emerge.
Quello che credo serva è:
meno talent-shows e più talent-scout, meno imprese e più impresari, meno etichette e più promotori.

Come vivi il rapporto con i Social Network. Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale? 
Come sempre, le armi sono a doppio taglio.
Se consideriamo il dissing, le offese, le invidie e millanta ulteriori cose negative che si possono fare da dietro una tastiera, è ovvio che ci troviamo di fronte ad un fenomeno negativo.
Se consideriamo le possibilità che la rete offre a chi cerca di proporre qualcosa – sia un’idea, sia un brano, sia una proposta – beh, in questo caso la rete è un catalizzatore straordinario.
 
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Pubblicare tutto quello che ho fatto in passato rifacendo gli arrangiamenti.
Uscire in tour con il disco che sto pubblicando.
Raggiungere più gente possibile.