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Atti 1,1-11

 

(…) Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.

+ Dal Vangelo secondo Marco  16,15-20

 

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompa- gnavano.

Anche la liturgia oggi ci parla di un addio, di un’assenza.

Non basta la vita di tutti i giorni a lacerarci nelle separazioni.

Anche nella festa!

Da questa vita continuamente si parte; continuamente si saluta; continuamente si resta soli; continuamente viviamo forme di abbandono;

…angoscia di fronte alla paura, nella desolazione del vuoto.

 

Non è soltanto il partire da questa terra, il morire, ma il fatto che qualcosa doveva accadere di definitivo, di bello …e non è accaduto.

Si muore sempre molto prima di morire.

 

Ed è facile ritrovarci nella tristezza, tra lacrime di una sofferenza profonda, antica.

 

Il mondo appare nella sua banalità; il lavoro, la famiglia, l’amicizia, il divertimento, gli ambiti quotidiani del vivere segnano il passo.

La Chiesa non aiuta, lontana, nella sua morale troppo legata ancora alla formalità, poco accogliente dell’umano.

 

A noi il dono di una Parola

"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo".

L’assurda proposta fatta ai discepoli ancora impauriti, che avevano faticato a crederlo risorto, viene fatta anche a noi lacerati in questa nostra vita.

Gesù apre un orizzonte sconfinato, che non ci appartiene, impauriti e scoraggiati; ci avvia alla missione, senza riguardo e senza sconti.

Nel racconto dell'ascensione, dell’abbandono, il Vangelo, con fastidiosa sorpresa, parla più di noi che di Cristo.

Riceviamo oggi la stessa consegna degli apostoli: annunciate.

Nient’ altro.

 

Non: “organizzate, occupate i posti di potere, assoggettate, fate norme e leggi… “

 

Solo: “annunciate”.

 

Il Vangelo.

 

Non le vostre idee più belle facendo sfoggio di saggezza e intelligenza, annunciate non la soluzione di tutti i problemi, non le cose esatte, non la coerenza, non una politica o una teologia.

 

Il Vangelo.


”Ad ogni creatura”

Nessun uomo sia considerato indegno, nessuno che sia davvero fuori dalla grazia di Dio, nessuno che non possa essere contagiato dal suo Amore, che non possa essere raggiunto dalla sua Misericordia.

 

Solo in questa prospettiva potremo avvertire la Presenza ; lui, nel comunicare il Vangelo, ci accompagna, addirittura ci precede.

 

Leggendo e rileggendo questo testo del Vangelo si insinua una sensazione strana: pur riconoscendo l’assurdità della proposta siamo animati dalla convinzione di potercela fare: potremo trasmettere il Vangelo, vivo, oggi, a renderlo concreto e capace di incrociare la vita.

Anche se facciamo fatica a credere, possiamo, dobbiamo aiutare altri a credere.

 

“questi saranno i segni che accompagneranno…”

Prima di essere "cose da fare" sono eventi da riconoscere.

Là dove c'è misericordia, desiderio di conversione, lotta contro il male, le ingiustizie e i soprusi, dove le persone lottano nella ricerca di senso, lì è in azione il Risorto.

E questo accade quotidianamente, non solo tra i credenti e praticanti.

 

Là dove si crea comunicazione, dialogo, desiderio di bene, scambio di speranze, lì il Risorto è presente, come lingua nuova per che cerca la pace.

 

“e se berranno qualche veleno…”

Troppi veleni tra noi, anche nella nostra comunità cristiana!

Forza della sua presenza in noi è il non lasciare troppo potere al male; quando cattiverie e veleni decidiamo di lasciarceli alle spalle, armi spuntate e obsolete, inefficaci al confronto con la compassione, è la sua presenza che ci accompagna.

 

Passeremo indenni tra le cose che avvelenano il cuore, perché nostro antidoto è una Parola che fa vivere, segno efficace di un amore che nella verità sempre rinasce.

 

L’Ascensione ci confida una verità: Cristo non è salito verso l'alto, ma è andato oltre, verso l'intimo delle cose, l’intimo del nostro esistere…

 

festa che anche oggi ci parla di abbandono, potrebbe essere presagio: chissà, forse non è lontano per noi il momento di gustare il sapore di questa verità…

ma non è certezza, dal cuore sgorga solo come invocazione.