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1. CROUCH END

 

Prima premessa:

A Settembre portero’ I miei studenti ad Hampstead, Londra.

Non e’ molto distante da Crouch End, un paio di Km o di fermate dell’underground.

Se e’ una bella giornata ci si va anche a piedi.

Quindi consentitemi di toccar ferro da un parte e dall’altra, di non dar troppo credito a questo episodio.

Un ambientazione di invenzione non avrebbe fatto male ne’ per la credibilita’ (un ossimoro in una storia horror?) della storia ne’ alla mia tranquillita’.

J

 

Seconda premessa:

Per quanto non sia piu’ un insegnante di primo pelo, ho studiato in tempi moderni, dopo di quando si e’ deciso di licenziare difinitivamente gli ultime tentiativi di paragoni libri-cinema come antistorici, infantili ed anticulturali e, tutto sommato, un po’ stupidi, ecco!
Va detto, pero’, che con i racconti brevi questo assioma potrebbe (ho detto *potrebbe*, eh!), essere modificato.

Intanto il tempo della *lettura // visione* diviene approssimativamente identico; in secondo luogo un racconto breve e’ canonicamente definito come una storia con una ambientazione, una trama, uno sviluppo temporale unico (a differenza del romanzo); e questo rende la drammatizzazione del testo scritto molto piu’ semplice rispetto a quella del romanzo classico.

 

 

Premesso questo, *Crouch End* e’ un viaggio infernale (in tutti i sensi) , nel ben noto quartiere del Nord londinese di cui abbiam ditto prima.

Sara’ sicuramente apprezzato dai fans puri di Stephen King, anche se per tutti gli altri potrebbe risultare una storiella alquanto ingenua e decisamente piena di cliche’, tanto che i protagonisti Lonnie e Doris fanno nascere il sopsetto siano usciti dalla sceneggiatura di uno *Scary Movie*: vanno dove non devono andare, faano quello che non devono fare e non vanno dove devono andare.

Pero’ la storia funziona, tutto sommato, ed alla fine il fedele lettore potra’ trovare esattamente quello che si aspettava di trovare dalla lettura del racconto e questo, lungi dall’essere riduttivo del lavoro di King, e’ un ottimo traguardo per un autore che gioca con l’immaginazione ed ha sempre sperato di poter essere anche un buon regista.

44 minuti che non faranno la storia del cinema ma che sicuramente vi metteranno i brividi.

 

 

 

 

2. BATTLEGROUND

 

Nello splendido sito www.liljas-library.com, Lilja dice che *questo e’ quel tipo di storia che non puo’ venirti una via di mezzo. O i soldatini risultavano ridicoli o sarebbero stati fantastici.*

Io credo che, quando il nostro si spinge nel campo del *non realistico*, questo sia vero per qualsiasi storia di King; si pensi ai Langolieri, tanto per fare il primo esempio che mi viene in mente.

Poi Lilja aggiunge: * quei soldatini sono fantastici*

Beh, non sono d’accordo del tutto sul fatto che siano *fantastici*, ma certo che sono molto ma molto meglio dei ridicoli Langolieri (tanto per restare nell’esempio di prima).

E, in ogni caso, quello che ho trovato veramente splendido in questo film e’:

1. La prestazione di William Hurt; maiuscola, al massimo, assolutamente impeccabile.
Non vedevo un Hurt a questo livello dai tempi del *dio minore*

2. La scelta registica di farne un film muto.
Aumenta la tensione ed accentua l’attesa.
Un bellissimo episodio, davvero, non perdetelo!