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+ Dal Vangelo secondo Marco

 

Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”. Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

A Pasqua è possibile scegliere tra la lettura del testo di Giovanni 20.1-9 o Mc 16,1-8 (a volte nella messa vespertina viene letto Lc 24,13-35).

Nell’anno in cui si legge Marco preferiamo questa scelta.

 

 

+ Dal Vangelo secondo Marco

 

Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”. Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La mattina di Pasqua sono ancora tre donne a recarsi al sepolcro.

Le stesse che erano presenti sotto la croce, le stesse che hanno contemplato il mistero di Gesù morto.

Chissà se avranno compreso che proprio sulla croce Egli si è rivelato come Messia.

Di fatto è la relazione straordinaria che le unisce a Gesù, quella sorta di intimità che solo può dare il soffrire con e per la persona amata, a motivarle nel prendere olii profumati: l’unzione del corpo privo di vita come estremo gesto d profondo e intenso amore.

 

“Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole”

 

Ancora la terra viene illuminata, un sole nascente attende le donne, attende ciascuno di noi: Cristo ha consegnato il Suo Spirito dalla croce, il mondo non è più quello di prima, contiene Dio che in Gesù continuerà ad illuminare l’oscurità del mondo, il buio delle nostre vite.

E mentre i discepoli, ancora ciechi sono chiusi nel buio della casa, le donne al mattino di Pasqua riescono a vedere.

L’amore le spinge con urgenza ad uscire fuori dall’oscurità, e il sole della risurrezione le può così illuminare.

 

C’è un macigno -più d’uno nel mondo - che schiaccia con il suo peso milioni di esseri umani. C’è un macigno, che allontana dalla dignità il vivere di tanti fratelli.

C’è un macigno, più di uno, che ostacola il nostro vivere, il nostro amare, un macigno, all’imboccatura del cuore.

“Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”

E’ il macigno della nostra paura e della nostra codardia, della nostra ingiustizia e del nostro disinteresse …

Ma le donne sono coraggiose, vogliono vedere il cadavere di Gesù, vogliono vedere ciò che ne è stato fatto: ritornare all’amore a ciò che ha motivato e che ancora riscalda il cuore, unica via per rinnovare la vita.

 

 

“Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura”.

Ecco allora che al lato destro, il lato conscio e positivo, percepiscono la presenza di Dio; lo spavento è la tipica reazione dell’uomo alla manifestazione di Dio. Lì nel sepolcro hanno la conferma da Dio che il loro piccolo cuore e il loro grande amore non si sono ingannati.

Le prime parole che Dio, sempre, pronuncia verso coloro che amano davvero si ripetono anche qui: “Non abbiate paura!”

Ciò che Dio compie nella vita nostra, nella vita del mondo, porta solo salvezza: la morte non è l’ultima parola, la disperazione non domina l’esistenza, la paura e l’abbandono non sono per sempre.

La forza del nostro amare ci spinge a superare l’evidente e lascia il posto alla certezza della speranza. L’annuncio della risurrezione ci ricorda che la morte definitiva non resiste alla vita, che ogni sofferenza racchiude in sé orizzonti di fecondità.

 

“Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.

Queste donne ancora confuse  e impaurite per quell’evento così lontano dal loro solito modo di pensare, quasi incredule che l’amore possa davvero tanto, sono inviate, loro prime “apostole” ad annunciare il vangelo della risurrezione ai discepoli.

Egli, il Risorto, è colui che precede in Galilea i discepoli di allora e quelli di oggi, gli uomini e le donne di allora e gli uomini e le donne di oggi.

 

Cristiano è colui che non si accontenta di riconoscere una verità di ieri, è colui che vive oggi la Pasqua , colui che riconosce e segue oggi il Cristo che precede in Galilea.

La Galilea è la terra propria di quelle persone che avevano accompagnato Gesù, terra pure di pagani: l’invito per noi è cercare e seguire Gesù che ci precede nella nostra terra, nella nostra casa, lì dove viviamo, lavoriamo, speriamo e soffriamo.

 

Trasferire a noi l’annunci dell’angelo significa che siamo chiamati a riconoscere il Risorto in mezzo ai pagani, pure lì dove riconosco in me stesso la dimensione pagana.

Riconoscerlo là dove siamo crocifissi, dove veniamo continuamente messi in croce da un destino incomprensibile, da uomini che non comprendiamo o addirittura ci combattono.

L’essere messi in croce, il fallire, l’essere infranti, l’essere sommersi dal dolore…non sono neppure per noi l’ultima realtà.

Nulla può separarci dalla presenza salvifica di Dio. Perfino la morte non può gettarci fuori dalle braccia amorevoli di Dio.

 

Andare in Galilea credendo che incontreremo il Risortoci ricorda che la vita urge, preme, ha fretta di macigni rotolati via dall'imboccatura del cuore.

Non è ancora fede, forse un'antica speranza, un'ansia illogica di qualcosa di impossibile. «Chi non si aspetta l'impossibile non lo raggiungerà mai» (Democrito).

 

Questo Gesù che, Risorto, ci attende per illuminare ed amarci nella quotidianità è un forte invito a  riconoscere e a lasciarci amare da Dio: l'amore passivo, può portare a rivelazioni neppure immaginate.

 

Allora, in questo giorno di Pasqua, amaci tu, Signore.

Anche se non siamo amabili, anche se siamo poveri e ti amiamo poco, anche se non lo meritiamo, amaci tu, Signore.

Quando non abbiamo voglia di amarti, quando abbiamo paura di te e fuggiamo, quando nessuno ci ama, amaci tu, Signore.

 

Amaci tu, Signore, e sarà Pasqua.