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+ Dal Vangelo secondo Marco     9,38-47

 

In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.

Chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”.

Il Vangelo di Marco in questa domenica presenta tre importanti esigenze di conversione a chi vuole essere discepolo di Gesù:

q       non avere la mentalità chiusa del discepolo Giovanni che pensava di essere “padrone” di Gesù, ma avere un atteggiamento aperto ed ecumenico, capace di riconoscere il bene negli altri, anche se sono di un'altra religione.

q       Superare la mentalità di coloro che si consideravano superiori agli altri e che, per questo, disprezzavano i piccoli ed i poveri e si allontanavano dalla comunità.

q       Gesù chiede di non lasciar entrare la routine nel vissuto del Vangelo, ma chiede di essere capaci di rompere i legami che ci impediscono di viverlo in pienezza.

 

Donne e bambini al tempo di Gesù non contavano (Mt 14,21; 15,38), erano disprezzati (Mt 18,10) e costretti al silenzio (Mt 21,15-16). Perfino gli apostoli impedivano che si avvicinassero a Gesù (Mt 19,13; Mc 10,13-14). In nome della legge di Dio, mal interpretata dalle autorità religiose, molte persone buone erano escluse.

Invece di accogliere gli esclusi, la legge era usata per legittimare l'esclusione…

Nei vangeli, l'espressione "piccoli" a volte indica "i bambini", altre volte indica i settori esclusi della società.  

(per un approfondimento su questo tema vedere alla fine)

 

 

 

“Glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri.”

In nome della comunità Giovanni impedisce che un altro possa fare una buona azione!

Per essere un discepolo, lui pensava di avere il monopolio su Gesù. Era questa una mentalità chiusa ed antica del "Popolo eletto, Popolo separato!"

 

Non glielo proibite! Chi non è contro di me è per me.

Per Gesù, ciò che importa non è se la persona fa o no parte della comunità, ma se fa o no il bene che la comunità deve fare.

Gesù aveva una mentalità che noi oggi chiameremo: “aperta”, “ecumenica”, “includente”.

Ciò che conta è il bene che si fa, e dove c’è il bene, chiunque sia ad operarlo e qualunque sia il luogo, se è bene, è Dio che opera, attraverso il suo Spirito.

La nostra chiesa deve fare attenzione ad essere comunità accogliente, non giudicante. Sarà Gesù a giudicare, e nemmeno un bicchiere d'acqua dato nel suo nome sarà dimenticato.

 

Veniamo dunque a noi, alla situazione delle nostre comunità cristiane.

E' molto facile essere autoreferenziali, chiusi, pretendere che le proprie idee pastorali o spirituali siano le migliori: accade tra preti, tra catechisti, all'interno delle parrocchie e dei movimenti, nel rapporto tra preti e laici, nelle comunità religiose... e anche nei confronti di chi, al di fuori della Chiesa, opera per la pace e la giustizia l'atteggiamento prevalente è spesso di diffidenza, di sospetto, di svalorizzazione. Perché?

Perché il punto di riferimento è il proprio ruolo, il proprio gruppo, la propria associazione, la propria opera... e qualunque altro soggetto diventa un intruso, un concorrente, uno di cui diffidare.

Gesù invita a spostare il nostro centro di misurazione: è in riferimento a lui che dobbiamo valutare. Chi agisce bene nel suo nome deve essere accolto, non disprezzato.

E Marco ci invita a risolvere i problemi che dovessero sorgere nella Comunità di Gesù, appunto nel “nome” di Gesù invece che in nome dei propri interessi o del proprio primato …un invito a tutta la Chiesa, anche quella gerarchica, spesso incline a salvare interessi istituzionali …c’è un vecchio peccato che serpeggia tutt’oggi nella nostra Chiesa, quello di ecclesiolatria”.

Guai quando il “noi” si sostituisce a Gesù, al suo “nome” e al suo messaggio liberante.

 

In questa prospettiva si leggano pure le parole dure di Gesù sullo scandalo offerto da chi pretende di mettersi al posto di Gesù e presumendo di essere suo discepolo agisce allontanando, piuttosto che avvicinando, chi ha più bisogno.

 

“Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare.”

Scandalo è ciò che devia una persona dal buon cammino. Scandalizzare i piccoli è essere motivo per cui i piccoli smarriscono il cammino e perdono la fede in Dio.

Se Gesù insiste tanto nell'accoglienza da dare ai piccoli, è perché molti piccoli non erano accolti!

Parole dure quelle di Gesù, attuali. Gesù si identifica con coloro che sono in situazione di necessità. Oggi, in molti abbandonano le nostre chiese: giovani,  poveri, delusi, scoraggiati, persone ferite dalla vita e giudicate dal nostro modo supponente di pensare la fede… tanta gente che non riesce più a crederci!

Prima di accusare altri e altri fattori oggi siamo provocati a chiederci: perché se ne vanno dalla nostre comunità? Se se ne vanno è perché non si sentono in casa con noi. Qualcosa deve mancare in noi. Fino a che punto siamo colpevoli. Meritiamo la corda al collo?

 

"É meglio entrare nel Regno di Dio con un piede (mano, occhio) che entrare nell'inferno-Geenna con due piedi (mani, occhi)".

Non è certamente un invito all'automutilazione.

Gesù ci invita a sondare il nostro comportamento sociale (piede e mano) e personale (occhio) per evitare che, nell'orgoglio della nostra serena sicurezza, siamo motivo di serio ostacolo per i fratelli che stanno cercando la misericordia di Dio.

Il brano comincia con i discepoli che giudicano quel tale; si conclude con Gesù che si rivolge al discepolo, e lo invita a giudicare prima se stesso, a spostarsi dal centro di attenzione, a lasciarsi guidare dal Maestro.

 

 

 

(…nota di approfondimento)

 

Nei vangeli, l'espressione "piccoli" (in greco si dice elachistoi, mikroi o nepioi), a volte indica "i bambini", altre volte indica i settori esclusi della società. Non è facile discernere. A volte ciò che è "piccolo" nel vangelo, vuol dire "bambini", perché i bambini appartenevano alla categoria dei "piccoli", degli esclusi. Inoltre, non è sempre facile discernere tra ciò che viene dal tempo di Gesù e ciò che viene dal tempo delle comunità per le quali sono stati scritti i vangeli. Ma comunque, ciò che è chiaro è il contesto di esclusione vigente a quell'epoca, e l'immagine che le prime comunità avevano di Gesù: Gesù si mette dalla parte dei piccoli, e ne assume la difesa. Colpisce quando si vede tutto ciò che Gesù fa in difesa della vita dei bambini, dei piccoli:

● Accogliere e non scandalizzare. Una delle parole più dure di Gesù è contro coloro che causano scandalo ai piccoli, cioè, che con il loro atteggiamento tolgono ai bambini la fede in Dio. Per coloro sarebbe meglio mettersi una pietra al collo ed essere gettati nel profondo del mare (Mc 9,42; Lc 17,2; Mt 18,6).

● Accogliere e toccare. Quando i bambini si avvicinano a Gesù per chiedere la sua benedizione, gli apostoli si infastidiscono e vogliono allontanarli. Secondo le norme dell'epoca, sia le madri che i bambini piccoli, vivevano tutti praticamente in un permanente stato di impurità legale. Toccare voleva dire contrarre impurità! Ma Gesù corregge i discepoli, ed accoglie le madri ed i bambini. E li abbraccia. "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite!" (Mc 10,13-16; Mt 19,13-15).
● Identificarsi con i piccoli. Gesù abbraccia i bambini e si identifica con loro. Chi riceve un bambino, "riceve me" (Mc 9,37). "E tutto ciò che farete ad uno di questi piccoli, lo farete a me" (Mt 25,40).
● Divenire come bambini. Gesù chiede che i discepoli diventino come bambini ed accettino il Regno come bambini. Altrimenti non è possibile entrare nel Regno (Mc 10,15; Mt 18,3; Lc 9,46-48). Lui indica che i bambini sono i professori dell'adulto! E ciò non era normale. Voliamo fare il contrario.
● Difendere il diritto di gridare. Quando Gesù, entrando nella città di Gerusalemme, sono i bambini quelli che gridano di più: "Osanna al figlio di Davide!" (Mt 21,15). Criticati dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, sono difesi da Gesù ed invoca perfino la Scrittura per difenderli (Mt 21,16).
● Ringraziare per il Regno presente nei piccoli. L'allegria di Gesù è grande, quando si rende conto che i piccoli, capiscono cose del Regno che lui annunciava alla gente. "Padre, io ti ringrazio!" (Mt 11,25-26) Gesù riconosce che i piccoli capiscono meglio le cose del Regno che i dottori!
● Accogliere e curare. Sono molti i bambini ed i giovani che lui accoglie, cura o risuscita: la figlia di Giairo, di 12 anni (Mc 5,41-42), la figlia della Cananea (Mc 7,29-30), il figlio della vedova di Naim (Lc 7, 14-15), il bambino epilettico (Mc 9,25-26), il figlio del Centurione (Lc 7,9-10), il figlio del funzionario pubblico (Gv 4,50), il bambino dei cinque pani e dei cinque pesci (Gv 6,9).

 

L'espressione "Geenna” è un'immagine che indica una situazione della persona che rimane senza Dio. La Geenna era il nome di una valle vicino a Gerusalemme, dove si gettava l'immondizia della città e dove c'era sempre un fuoco acceso che bruciava l'immondizia. Questo luogo mal odorante viene usato da Marco per indicare la situazione di una persona che presumeva sulla sua giustizia e sulla sua appartenenza al Regno di Dio.