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+ Dal Vangelo secondo Marco    8,27-35

 

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia?”. Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”. Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”.

Negli anni 70, quando Marco scrive, la situazione delle comunità non era facile. C'era molto dolore, molte erano le croci. Sei anni prima, nel 64, l'imperatore Nerone aveva decretato la prima grande persecuzione, uccidendo molti cristiani. Nel 70, in Palestina, Gerusalemme, stava per essere distrutta dai romani. Negli altri paesi, stava iniziando una forte tensione tra giudei convertiti e giudei non convertiti. La più grande difficoltà era la Croce di Gesù. I giudei pensavano che un crocifisso non poteva essere il messia così atteso dalla gente, perché la legge affermava che chiunque fosse stato crocifisso doveva essere considerato come un maledetto da Dio (Dt 21,22-23). Il vangelo di oggi è posto idealmente al centro del vangelo di Marco, un testo importante che ci propone la svolta circa l’identità di Gesù: ora, nel cammino verso Gerusalemme, parla apertamente di sé e della sua missione e proclama il primo annuncio della passione e morte ai suoi discepoli.

Pietro non capisce la proposta di Gesù riguardo alla croce ed alla sofferenza, pur rispondendo correttamente, non comprende il senso delle parole del Maestro. Lui accettava Gesù messia, ma non un messia soffrente, condizionato dalla propaganda del governo dell'epoca che parlava del messia solo in termini di re glorioso. Pietro voleva che Gesù fosse come lui desiderava ed immaginava. Da qui le parole forti di Gesù.

 

Il Vangelo oggi non domanda un atto di intelligenza (almeno qui non sono in vantaggio gli intellettuali e quelli che sanno sempre tutto facile), il vangelo oggi chiede un atto di amore, amore quello vero, quello che viene dal cuore, vulnerato e trafitto fino in fondo dalla domanda che vale una vita intera: Chi sono io per te?

 

Un passo difficile quello di oggi, tant’è che non tutti gli esegeti sono concordi nell’interpretazione delle parole di Gesù.

 

Pietro rimprovera duramente Gesù.

Non ci sta, …come non voglio starci neppure io.

Non desidero veder soffrire chi amo, immaginarsi se sospetto che potrei essere io la causa della sua sofferenza… non ci sto e mi ribello, come si è ribellato Pietro.

 

Marco utilizza lo stesso verbo per indicare la reazione di Gesù, è lui ora che sgrida duramente Pietro: tu pensi secondo gli uomini e non secondo Dio.

“Vade retro satana”  …parole forti, dette con la forza di un amore incondizionato, probabilmente tra lacrime soffocate;

senza dubbio parole dure, che feriscono, parole di chi ha il cuore gonfio di commozione e cerca di mettere insieme e di discernere amore e distacco, vita e morte.

 

 

Gesù cerca di far capire a Pietro che alcune prese di decisione apparentemente orientate al bene e alla vita di fatto non portano a nulla, ed è per questo che sono fuori dalla volontà di Dio.

 

Credo non sia difficile capire Pietro, la sua rabbia e il suo sentirsi offeso, per Gesù voleva essere tutto fuorché un satana, uno che lo allontana dal bene.

 

Cerco di rileggere le parole, di riascoltarle anch’o come Pietro …le parole del Maestro sembrano proprio non aver senso …sì, “vade retro satana”, lo dice anche a me.

 

E a Pietro, agli altri presenti e a tutti noi Gesù ripete la serietà della sua sequela:

“Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”.

 

Ci capisco poco e mi faccio aiutare, e da alcuni esegeti una sottolineatura: qui rinnegare e professare vanno di pari passo.

Rinnegare se stesso: prendere le distanze dai propri interessi, professare non se stessi, ma Dio che è totalmente diverso dalle nostre rappresentazioni che ci facciamo di lui.

Quante volte si è usato e si continua ad usare Dio per gonfiare i propri interessi e la propria immagine di sé.

Un invito forte: se riesco ad oppormi a quell’io che gira soltanto intorno a me stesso posso essere capace di professare totalmente la fede nel Dio di Gesù.

 

La croce allora come professione di fede: sullo sfondo il testo di Ezechiele:

Il Signore gli disse: "Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono".  Agli altri disse, in modo che io sentissi: "Seguitelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia.  Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte; cominciate dal mio santuario!" (9,4-6)

 

Il Tau, la croce, sulla fronte di chi professa la fede nel Signore.

 

Seguire Gesù significa professare radicalmente la propria fede in Dio che può donare vita.

 

Il Tau, la croce, è anche un segno di protezione.

Chi lo porta sulla fronte viene preservato dalla morte.

La croce: segno di professione di fede in Dio, segno di protezione e di vita.

Si comprendono, in questa prospettiva, le parole che seguono: solo chi professa la propria fede in Dio può guadagnare la propria vita.

Mettere al centro solo i miei bisogni, le mie paure e le mie illusioni che mi faccio di me stesso e della mia vita, significa perderla.

 

Seguire Gesù, pur nella prospettiva della croce, rende autentica la mia fede.

Là si decide se sono legato alla mia immagine di me stesso e di Dio, o se mi lascio coinvolgere dal Dio di Gesù Cristo, unico capace di donarmi la vera vita …non appena mi lascio alle spalle quella illusoria e superficiale.

 

…ho scritto ciò che credo, ma mi sono perso, …un pò come Pietro.

Ho detto tra queste righe “Tu sei il Cristo”, ho detto le parole giuste …ma non vado troppo più in là, faccio ancora tanta fatica, forse come Pietro, a mettere d’accordo amore e distacco, a discernere vita e morte.

 

La prospettiva della morte in realtà non mi fa paura, Lui c’è passato, solo mi chiedo ancora quali sono le false idee e le illusioni di me, e di Dio, che ancora devo superare… …probabilmente è ancora lungo il cammino di rinnegamento e di croce che ho dava