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+ Dal Vangelo secondo Giovanni Il giorno dopo Giovanni
stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che
passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo
parlare così, seguirono Gesù. Il testo, come spesso
capita, parla di noi, parla di me e di te. Noi che
ascoltiamo/riceviamo una parola. Noi che crediamo a
questa parola. Che seguiamo
affascinati, che addirittura ci
trasformiamo in discepoli, che restiamo con, che dimoriamo
con, fino ad essere in
qualche modo anche noi, a nostra volta, testimoni, in qualche misura missionari
di ciò che abbiamo ascoltato/accolto/seguito… Tale dinamica si
ripete spesso nella nostra vita, con aspetti i più diversi è la dinamica della
relazione e della comunicazione/trasmissione della vita. Il vangelo ci presenta
un testimone che fissa lo sguardo, che indica
e che provoca tutta una serie di reazioni, molto al di là e molto oltre
la sua stessa possibilità di comprensione. Il testo ci fa capire
che è Cristo che ci raggiunge con la parola del testimone, è lui che ci invita
a seguirlo, lui che passa che cammina oltre, che supera i limiti. “Il
giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli”:
statico è il Battista Gesù no, và oltre, non si ferma. Ed è un invito a pensare ai “grandi” ai
“testimoni” (chi sono? brillanti intellettuali,
pensatori, “profeti del nostro tempo”, amici di cui abbiamo stima infinita,
nostri genitori, …? ) come ad un importante, spesso fondamentale aiuto, ma a nulla di più:
ognuno ha la propria storia. Non chiediamo/pretendiamo dai testimoni ciò che
non possono darci (il Battista se ne starà al Giordano mentre i suoi discepoli
percorreranno altre strade). Se i due discepoli avessero pensato: “ma il
Battista se ne sta qui, sarà vero ciò che dice?, e se è vero, perché lui non
lo segue?”, e se fossero stati ad aspettare che il Battista seguisse Gesù…?
Altra storia, certo diversa. Non fermiamoci ai testimoni, abbiamo da fare la
nostra strada che non è la loro. “Che
cercate?” Sono le prime parole di Gesù
nel Vangelo di Giovanni, è la prima domanda che egli rivolge ad ogni discepolo
di sempre, a me e a te, a chiunque voglia affrontare con verità la propria
vita. Il Verbo fatto carne non ci
parla di sé, non ci stravolge con parole o gesti magici, ma ci restituisce a
noi stessi e alla nostra umanità. Che cosa cerco? Che cosa mi manca? Quale povertà mi muove? Mi manca denaro, salute, la
famiglia che sognavo? Mi mancano opportunità,
amici, un senso alla vita? Cerco Dio? Quale? E perché cerco queste cose? La domanda di Gesù desidera
mettere davanti alla nostra consapevolezza le
motivazioni che animano il nostro cuore. La realtà in cui siamo
immersi e cresciuti gioca un ruolo enorme nelle nostre scelte, la domanda và
nella direzione della nostra identità, ci aiuta a farci carico della nostra
storia e a trovare dentro la nostra umanità i motivi che soggiacciono alle
nostre decisioni. Essere coscienti di ciò che
davvero ci fa muovere e di ciò che davvero cerchiamo, per non dare troppe cose
per scontate, per non accontentarci delle risposte che riempiono la bocca ma
lasciano freddo il cuore. Un cammino per tutti, per chi
deve scegliere e, ancor più, per chi ha già scelto. C’è chi dice che non vale
la pena il porsi troppe domande, alla fine troppi sono i problemi che saltano
fuori…; a noi non è concesso, la superficialità è un lusso che non possiamo
permetterci. “Che
cercate?” Andare in profondità, dentro
di noi, lì dove nascono i desideri. Individuare anche le nostre
miserie per non lasciarci condurre da esse. Quante volte siamo pure
tentati di rinunciare e non andare oltre alle cose, cose che riempiono e che
assopiscono! Ma seguire Profondità a cui, forse, non
siamo abituati… ma per chi come noi, che ha
deciso già da tempo di non accontentarsi di sogni svenduti o presi in prestito,
questo viaggio è
imprescindibile: verso i desideri più veri e profondi, quelli che animano la
nostra vita. “Rabbì
(che significa maestro), dove abiti?” La risposta non è quella esatta, religiosamente corretta, di chi sa tutto, non è quella del super uomo, è quella del discepolo: maestro, non so bene cosa cerco, mi sento confuso e frastornato ma mi interessa capire dove nascono i miei sogni, mi interessa cercare il perché di questo fuoco che mi divora… “Venite e vedrete”Anche a noi la stessa accoglienza, nessun giudizio,
nessuna insinuazione sulle nostre inadeguatezze, vieni e vedi: incontra e
ascolta il tuo cuore, ascolta ed incontra la mia vita attraverso |