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+ Dal Vangelo secondo
Matteo Al
tempo di Gesù, il popolo della Palestina pagava moltissime imposte, tasse,
tributi, multe, contribuzioni, offriva donativi, decime. Secondo i calcoli fatti
da studiosi, la metà delle entrate familiari erano destinate a pagare le
imposte. (Per avere un'idea di tutto ciò che
la popolazione pagava in imposte alla fine troverai una nota) Quello
presentato a Gesù dalle autorità giudaiche era un assunto polemico che
divideva l'opinione pubblica. (Le
tasse sono sempre state un problema) Volevano
a tutti i costi accusare Gesù e, così, diminuire la sua influenza sulla gente.
Come
Gesù, anche i cristiani delle comunità cristiane della Siria e della
Palestina, per le quali Matteo scriveva il suo vangelo, erano accusati ed
interrogati dalle autorità, politico/religiose, dai gruppi o dai vicini che si
sentivano a disagio per la loro testimonianza che non era facilmente
riconducibile a logiche di contrapposizioni ideologiche o religiose. Leggendo
questi episodi di conflitti con le autorità si sentivano confortati dalle
parole di Gesù e prendevano coraggio per continuare nella costruzione di una
comunità cristiana, aperta, accogliente e capace di tessere una forte rete di
tessuto sociale. Ancora il testo di Matteo si
sofferma sulla irriducibile smania di potere delle autorità religiose del
tempo: sotto l'apparenza di fedeltà alla legge di Dio, cercano motivi per
accusarlo. Se Gesù avesse detto:
"Devi pagare!" avrebbero potuto accusarlo, insieme alla popolazione,
di essere amico dei romani. Se lui avesse detto "Non
devi pagare!" avrebbero potuto accusarlo, con le autorità romane, di
essere un sovversivo. Una strada senza uscita! Di fatto gli interlocutori, riconoscevano già l'autorità di Cesare. Stavano già dando a Cesare quello che era di Cesare, poiché usavano le sue monete per comprare e vendere e perfino per pagare il tributo al Tempio. Di conseguenza, la domanda era inutile. Perché chiedere una cosa, la cui risposta è già evidente nella pratica? Loro che per la domanda
fingevano di essere servi di Dio, stavano dimenticando la cosa più importante:
dimenticavano di dare a Dio ciò che era di Dio! A
Gesù interessa che "rendano a Dio quello che è di Dio", cioè,
che restituiscano il popolo che si era allontanato per loro colpa da Dio,
perché con i loro insegnamenti bloccavano al popolo l'entrata del Regno (Mt
23,13). "Rendete
a Dio quello che è di Dio", cioè praticate la giustizia e l'onestà
secondo le esigenze della Legge di Dio, perché a causa della vostra
ipocrisia state negando a Dio quello che gli è dovuto. I discepoli e le discepole, di
ogni tempo devono rendersi conto di questo. Quanto di ciò è ancor valido
per la nostra Chiesa cattolica romana? Che Gesù ci chieda forse, a
noi e alle autorità ecclesiali tutte, di restituirgli il popolo che si è
allontanato anche per le nostre chiusure e normative che navigano lontano dalla
realtà? Che Gesù chieda forse alla Chiesa di praticare maggiormente la
giustizia, l’onestà e la solidarietà al proprio interno e nei confronti del
mondo intero? Cercare la verità, quella che
viene solo da Dio (il bene pieno e integrale per tutti e per ciascuno) è una
necessità, se uno dà voce alla sua coscienza, e chiude l’udito alle tante
voci che come frastuono pericoloso danneggiano la sensibilità della personale
percezione. Ascoltare la propria coscienza,
ascoltare le grida di aiuto e di desiderio di ascolto che giungono da
ogni dove, più che preoccuparsi dei propri interessi, è un lavoro che
probabilmente anche Abbiamo assistito in questo
periodo a silenzi imbarazzanti da parte delle autorità religiose e a
discutibili prese di posizione. I milioni di morti di fame e le
vergognose disuguaglianze tra popoli e nelle stesse nazioni, non sono reati da
fare passare in silenzio. Non si può accettare passivamente o con indifferenza
che ci siano queste silenziose e sanguinose guerre che non fanno rumore, ma
tanto scempio alla giustizia e pace. Ma non solo il mondo ha un suo Nord di
ricchezza e un suo Sud di miseria: ma ogni città, ogni nazione. Anche in
Italia, anche nel Veneto, a Padova, nella mia parrocchia c'è un Nord che sembra
coltivare benessere ed un Sud che a stento cerca di sopravvivere. A volte siamo ricchi sulla
povertà e sullo sfruttamento di alcuni miliardi di uomini. Non possiamo continuare a far
silenzio sulle scelte, mirate e strategicamente condotte, che portano certa
classe dirigente ad ancorarsi sempre più stabilmente nel potere economico,
finanziario e politico, stravolgendo il senso della democrazia utilizzandola
sempre più per la ricerca del solo
proprio immediato tornaconto. Quante parole sono state dette
e scritte in questi ultimi tempi a proposito della Chiesa che interviene sui
grandi problemi dell'uomo, della vita, della giustizia. Ma, siamo d’accordo, E che Chiesa deve parlare? Uno
a nome di tutti? Uno che interpreta il senso di tutti? O ciascun cristiano in forza del proprio battesimo ed una coscienza illuminata può portare il proprio contributo? Quando la smetteremo, paurosi
di prendere le nostre responsabilità, di identificare È lecito o no pagare il
tributo a Cesare? Gesù risponde alla perfida
domanda dei detentori del potere con due cambi di prospettiva. Muta il verbo dare/pagare in restituire:
restituite a Cesare ciò che è di Cesare. Usa un imperativo, forte,
collocato all'inizio della frase, che non si riferisce né ad una moneta, né ad
un imperatore, né ad un tributo specifico, ma ad un comandamento complessivo. Ridate indietro a Cesare e a
Dio, perché nulla di ciò che hai è davvero tuo. Sia tu l’ultimo dei
battezzati o un principe della chiesa. Esistere non è un diritto, prima ancora è un debito. …esistere come Chiesa
non è un diritto, ma prima ancora un debito. Continuo al singolare, ma
potremo usare pure il plurale e parlare della Chiesa. Sono in debito verso Dio e
verso gli altri, genitori, amici, storia, cultura, lavoro: anche sul mio pane
quotidiano è impressa la storia d'innumerevoli mani (…e la mano di Dio). Un tessuto di debiti è la mia
vita: mi vien chiesto di pagare il mio debito d'amore, di benessere, di salute,
d’istruzione. Vita va, vita viene: la vita è un continuo fluire dello
Spirito. Da altri a me, da me ad
altri, in circuito aperto. Dal momento che inizio ad
esistere, esisto in alleanza. Anzi, sintesi di due alleanze,
crocifisso nella croce di due amori: quello di Dio e quello degli uomini. E chi è Cesare? Solo lo
Stato, il potere, con il suo pantheon di politici/vip che passano da
“porta a porta”? Forse che io non sono parte di questa società? (forse che
come Chiesa non siamo parte di questa società???) Allora mi spetta di dare
qualcosa. (allora come Chiesa mi spetta di dare qualcosa). Non mi basterà più dire: tu
che cosa pensi del nostro mondo? Ma ti domanderò: tu che cosa dai alla nostra
società? Che cosa fai per ricucire questo nostro paese dove abbiamo la ventura
e il dono di esistere? E se Cesare sbaglia il mio tributo sarà correggerlo; e
se ruba gli porterò il tributo della coscienza che gli ricorda i suoi doveri. Il tributo di essere
coscienza critica con la vita attenta alla giustizia al bene comune alla società
da costruire (non ricerca di agevolazioni tributarie o facilitazioni per
l’opera educativa svolta…) La seconda novità
provocatoria Gesù la introduce con il richiamo a Dio. L’abbiamo prima accennata ed
è questa la vera questione cui vuole rispondere, la scelta decisiva; che
cosa occorre rendere a Dio. A Cesare spetta una cosa, la
moneta. A Dio spetta la persona, con tutto il suo cuore, con tutta la sua mente,
con tutte le sue forze. Io, come talento che porta l'effigie di Dio, devo restituire niente di meno di me stesso. Devo restituire la mia vita,
facendo brillare l'immagine coniata in me, progressivamente, finalmente uomo. Restituite a Dio ciò che è
di Dio. Parola che dice a Cesare: non
prendere l'uomo. Non rubare l'uomo. E ricorda alla Chiesa che non
può non affiancarsi con sincerità e nella verità (guardando alla misericordia
di Gesù) ad ogni uomo che soffre, che cerca speranza, che desidera una parola
di comprensione per ricondurre a Lui Padre Compassionevole i suoi figli. Le ricorda che non può
affannarsi con i “grandi” di turno per cercare posizioni di favore o di
potere, perché si deve e vive solo per la misericordia e la verità di Dio, e
senza lo stupore di essere vivo per Misericordia, non saprà comunicare
autenticamente
Imposte
Dirette sulle proprietà e sulle persone fisiche: Imposta
sulla proprietà (tributum soli). I fiscali del governo verificavano
l'entità delle proprietà, della produzione e del numero di schiavi e fissavano
la quantità da pagare. Periodicamente, c'erano nuove fiscalizzazioni mediante
censimenti. Imposta
sulle persone (tributum capitis). Per i ceti poveri, senza terra.
Includeva sia le donne che gli uomini, tra i 12 ed i 65 anni. Un'imposta sulla
forza del lavoro: il 20% del reddito di ogni individuo era per l'imposta. Imposta
Indiretta su varie transazioni: Corona
d'oro:
originalmente, si trattava di un dono all'imperatore, ma diventava un'imposta
obbligatoria. Veniva pagata in occasioni speciali, quali per esempio le feste o
le visite dell'imperatore. Imposta
sulla compravendita:
Per ogni transazione commerciale si pagava l'1%. Era i fiscali che raccoglievano
questi soldi. Nella compra di uno schiavo, per esempio, esigevano il 2%. Imposta
per svolgere una professione:
Per fare qualsiasi cosa c'era bisogno di una licenza. Per esempio, un calzolaio
della città di Palmira pagava un denaro al mese. Ed un denaro era l'equivalente
al salario di una giornata. Perfino le prostitute dovevano pagare. Imposta
sull'uso di cose di pubblica utilità:
L’imperatore Vespasiano introdusse l'imposto per poter usare i bagni pubblici
a Roma. Lui diceva "Il denaro non ha odore!" * Altre tasse ed obblighi: Pedaggio: Si trattava di un’imposta
sulla circolazione delle merci, chiesto dai pubblicani. Si pagava il pedaggio
sulle strade. Nei punti fiscali c'erano soldati che obbligavano a pagare coloro
che non volevano farlo. Lavoro
forzato: Tutti
potevano essere obbligati a rendere qualche servizio allo Stato durante cinque
anni, senza essere remunerati. Fu così che Simone fu obbligato a portare la
croce di Gesù. Sussidio
speciale per l'esercito:
La popolazione era obbligata ad offrire ospitalità ai soldati. E bisognava
pagare una certa quantità di denaro in alimenti per il sostento delle truppe. * Imposta per il Tempio e per il Culto: Shekalim: Era l'imposta per la
manutenzione del Tempio. Primizie: Era l'imposta per la manutenzione del culto. "Primizie" ossia i primi frutti di tutti i prodotti del campo
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