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libro del profeta Abacuc
”Fino a quando, Signore, implorerò
e non ascolti,
a te alzerò il grido: “Violenza!”
e non soccorri?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
“Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà”.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede.”

 

 

+ Dal Vangelo secondo Luca
 

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: “Aumenta la nostra fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimbóccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi i

 

nutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

 

 



















Nella prima parte del brano evangelico di questa domenica si parla della fede
Forse ciascuno di noi ha provato momenti di frustrazione o di rabbia dopo aver pregato per ricevere qualcosa senza poi ottenerla.

Persone malate che continuavano a soffrire, condannati da mali incurabili che andavano inesorabilmente incontro alla morte, situazioni di violenza e di sopruso che sfociavano puntualmente in dolore e a volte disperazione, persone care a volte la nostra stessa vita di fronte a sofferenze e incomprensioni di cui non si vede che il negativo.

Quanti dubbi e forse anche sensi di colpa che ci hanno raggiunto: “allora non ho abbastanza fede? è colpa mia se non ottengo ciò che chiedo? possibile che la salute o la stessa vita di una persona dipenda dalla mia povera fiducia in Dio?”

 

La fede trasforma completamente il cuore umano, provoca un modo nuovo di pensare, di capire, di amare, di vivere. È la scelta totalizzante di Dio.

In effetti, la parola "credere" nella radice ebraica ("amen") indica anzitutto l'appoggiarsi esclusivamente su Dio, l'affidarsi interamente a Lui, il preferirlo a ogni realtà di questo mondo. Nella lingua latina "credere" significa propriamente "cor-dare" = fare dono del proprio cuore a Dio.

 

“Fino a quando Signore implorerò e non ascolti…Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?” è il grido di Abacuc nella prima lettura, un grido che ancor oggi sale al cielo da chissà quanti posti, per lo più sconosciuti.

Vivere la fede in situazione. Il credente, di qualsiasi epoca e luogo, non può esimersi dall’interrogare la propria fede di fronte alle situazioni concrete della vita, non può non praticare la sua fede incarnandola nella vita.

Fede e vita o si sostengono insieme, o insieme crollano.

 

Una delle bestemmie più gravi è quella che si dice quando si fa un uso inappropriato della frase “bisogna accettare la volontà di Dio”, quando la “fede” rimane senza parole e senza fatti di fronte all’ingiustizia e alla sofferenza, non è fede.

Dio non ha a che fare con le disgrazie presenti nel pianeta, con la fame nel mondo, la violenza delle guerre, la malattia, né con la sofferenza, il dolore o la morte.

Dio non è ne spettatore indifferente ne giudice spietato.

Dio ha a che fare con la nostra libertà.

L’uso che noi facciamo di questa libertà, le regole e le priorità che nella nostra libertà scegliamo sono aspetti che riguardano noi.

 

La volontà di Dio è chiara: comunicarci il volto misericordioso del Padre, farci il dono di un esperienza personale della sua misericordia.

La volontà di Dio è che questa sua misericordia, vissuta da ciascuno di noi, possa raggiungere ogni persona, possa poco a poco cambiare le regole delle nostre relazioni umane, possa sostituirsi ai dogmi dell’interesse privato e della ricerca individuale del bene, possa scardinare tutte le porte chiuse dall’indifferenza, dalla paura e dall’egoismo.

 

Il brano evangelico d'oggi non tratta di misurazione della fede.

Non è questione di quantità ma di qualità.

Gesù ci dice che basta anche solo un po' di fiducia (che la misericordia del Padre sia davvero la strada che realizza appieno la nostra vita) per rendere la travagliata esistenza umana meno insopportabile nel suo confronto con la faticosa realtà quotidiana.

 

“Aumenta Signore la nostra fede”, la fede che solo sperimentando appieno la tua misericordia possiamo davvero vivere liberi e vivere con responsabilità la nostra libertà, offrendo vita a tutte le situazioni che ci interpellano.

 

Mi guardo attorno ancora con un po’ d’attenzione, ripenso ai volti e alle storie di tante persone e mi accorgo che la fede in realtà continua a fare miracoli.

Sono i "piccoli miracoli", ignorati, sconosciuti, ma che si danno nella vita quotidiana di molti cristiani, dei miei vicini, delle persone che amo, dei fratelli della mia comunità, di tanta gente che neppure conosco.

Il miracolo del ricominciare a credere alla vita, al bene che nonostante tutto si può comunicare. Il miracolo del perdono sincero e franco, difficile perché richiede un lungo cammino personale, ma non impossibile. Il miracolo del servizio costante, abnegato, disinteressato, motivato unicamente dall'amore.

I gelsi possono stare tranquillamente al loro posto, così pure le montagne.

Il mare può vivere in pace senza la paura di essere invaso da intrusi.                                                               

Sono ben altre le montagne e i gelsi che la fede nella misericordia di Dio ci aiuta a smuovere.

 

 

 

Il servizio disinteressato, altro tema che si potrebbe approfondire…

Magari un’altra volta