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Dal libro del profeta Isaia   42,1-7

Così dice il Signore:
“Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto in cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.
Proclamerà il diritto con fermezza;
non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra;
e per la sua dottrina saranno in attesa le isole.
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre”.

+ Dal Vangelo secondo Matteo  

3,13-17

In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.

         Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”.

Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”.

Allora Giovanni acconsentì.

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.

Ed una voce dal cielo disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.

 

 

 

"Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli".

Cieli aperti: quante volte anche noi, nella nostra esistenza, abbiamo sognato cieli aperti.

Perché troppo chiuso e impenetrabile a volte ci appare il cielo della nostra vita, che sembra oscurare ogni orizzonte; cielo vuoto, che avvolge come prigione la nostra fragile esistenza.

Questo cielo cupo spesso ci pesa: soprattutto quando vediamo attorno a noi tante ingiustizie, senza trovare un rimedio rapido ed efficace.

 

E ci accorgiamo inoltre che l'ingiustizia subìta ogni giorno non può essere facilmente imputata all'uno o all'altro, ma dipende da tantissimi fattori, difficili da valutare: quanta miseria umana attorno a noi che genera insoddisfazione e dolore.


Eppure continuiamo a pensare: non è giusto che uno veda la propria vita "ingombrata" dall'infelice carattere delle persone che ha accanto; se gli altri fossero diversi, tutto sarebbe più semplice; non è giusto che un figlio veda la propria crescita ostacolata dai difetti e dalle incapacità affettive dei genitori; come non è giusto che siano sempre i soliti quattro prepotenti ad imporre il loro punto di vista o ad approfittare della debolezza dei molti.

 

Non è giusto: e tuttavia ci accorgiamo di essere anche noi, a volte, "ingombro" per gli altri…

 

In questa prospettiva il cielo della nostra vita appare proprio chiuso; e così doveva apparire anche a Gesù, quando si mise in fila con gli altri peccatori sulla riva del fiume Giordano (Mt 3,13-17).

 

Eppure Gesù non disse: non è giusto.

Glielo disse Giovanni, che non voleva battezzarlo, perché non era giusto che il Messia fosse messo allo stesso piano degli altri peccatori,

(che Dio sta dalla parte dei deboli?

non sta forse da quella dei vincenti, dei “rampanti”, dei “riusciti”, dei potenti?)

 

Ma a Giovanni Gesù non diede ascolto: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia".

E così Gesù si mette in fila con tutti gli uomini.

Ma a differenza di tutti gli altri uomini, Gesù non pretende di capire subito tutto; non pretende di liquidare subito ogni ingiustizia; non pretende di cancellare subito ogni peccato, di sentenziare e condannare.

Gesù probabilmente non capisce perché debba farsi battezzare da Giovanni e tuttavia sa/avverte che dove ci sono degli uomini sofferenti, umiliati, uomini afflitti, uomini piegati dalla vita ma desiderosi di speranza, lì dove l’umanità si sente ferita, deve esserci pure la presenza di Dio.

…la giustizia di Dio: che ognuno possa avere speranza e vita, che nessuno si senta abbandonato e condannato.

 

"Lascia fare per ora...": e cioè, non preoccuparti di giudicare subito quello che è giusto e quello che non è giusto; non preoccuparti di dividere in fretta la tua vita da questo mondo ingiusto.

Perché soltanto questa scelta, quella di stare con l’umanità ferita, ti permetterà di squarciare il cielo, e di respirare finalmente in pienezza.

La grandezza di Dio si manifesta e si riconosce in Gesù in fila con gli “sfigati” di questa nostra società (*).

La vera grandezza di un uomo si pone in relazione alla grandezza di Dio in Gesù Cristo e si manifesta nella misericordia e nella concreta solidarietà, non ci sono altre strade.

 

(…quanto siamo bravi poi con coloro che non ci conoscono e che sono più o meno lontani e che soprattutto spariscono quando noi lo decidiamo…)

Non commuoviamoci troppo quindi per gli sfortunati del sud est asiatico se non ci commuoviamo della situazione di difficoltà, di solitudine, di disagio del famigliare e del fratello che ci vive a lato: diamo del nostro tempo e dell’affetto a chi, vicino a noi, ha sbagliato o vive un duro momento …sarà più vero e gratuito pure l’offerta generosa per chi ci è lontano.

 

Il Dio di Gesù Cristo non si è vergognato dei suoi figli, non li ha giudicati, rimproverati, umiliati con silenzi altezzosi o sprezzanti, non ha sognato figli differenti ma si è fatto vicino, compagno, ha pianto le loro lacrime e condiviso le loro ansie nel tentativo di ricominciare una nuova vita… è questo che ha squarciato i cieli, è questo che ha fatto presente lo Spirito qui in terra!

 

Ma noi?

Crediamo davvero in questo Dio di Gesù Cristo?

Perché se ci crediamo e operiamo la sua giustizia, la sua concreta solidarietà con l’umanità a noi vicina, ancora i cieli potranno aprirsi sopra di noi.

 

 

 

(*) sembra che ai giorni nostri il termine “ultimi della società” sia in disuso e poco compreso, perché appare normale che se imperativo è essere davanti/meglio/di più degli altri, qualcuno per forza indietro deve rimanere, e siccome non vogliamo renderci conto dell’assurdità della situazione preferiamo parlare di “sfigati” piuttosto che di “ultimi” resi tali forse anche dalla nostra superficialità o indifferenza –quando non è addirittura egoismo-.