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+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non temete gli uomini, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.

Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!

Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

Quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti.

 

La fede è stata a lungo nascosta nei tabernacoli, senza avere il coraggio di contagiare la nostra vita. Questo sicuramente è uno dei drammi più seri della nostra fede: relegare in angusti spazi di sterile spiritualismo la verità che Dio ci ha donato.

Non è forse parte di questo dramma l’aver cacciato Dio dalla nostra economia, dalle nostre scelte, dalle nostre famiglie, dalla nostra cultura, per essere idolatrato nel tempo del sacro non è forse parte di questo dramma il fatto che molti uomini guardano con sospetto al Vangelo, quasi fosse una rinuncia alla piena umanità?

 

Oggi questo Vangelo siamo invitati a gridarlo dai tetti.

Senza integralismi, in questi tempi di eccessi.

D'altronde vivere il Vangelo con serietà non porta in alcun modo ad agire senza il rispetto stabilito dalla carità. Ma, lo sappiamo, il problema al momento attuale non è quello di urlare, ma di narrare il Vangelo, il rischio non è l'integralismo ma l'insignificanza.

Narrare ciò che per me, in modo concreto e reale, rappresenta il confrontarmi con altri criteri, con altre prospettive; narrare la fatica e la gioia di vivere fino in fondo la mia vita tentando di relazionarmi con la verità che viene da Cristo.

 

Un cristianesimo ridotto ad etica o ad aiuto sociale perde completamente di vista questa esigenza di totalità e di globalità che il Signore vuole da noi..

E’ l'amore per l'uomo e per Dio che fa gridare sui tetti, è la percezione della speranza, di un futuro, della salvezza che può riempire i cuori che ci fa uscire per indicare a chi vive nella paura e nella solitudine che esiste una pienezza e che questa pienezza ha il volto e lo sguardo di chi ami, ed è in questo volto e in questo sguardo che s’incontra Cristo.

 

Ebbene, nella fatica della testimonianza, nella fatica della quotidianità, il Signore ci assicura che siamo nel cuore di Dio, nella pienezza della sua attenzione.

Amati siamo in grado di gridare che la vita ha un senso.

Amati, saremo in grado di gridare il Vangelo con la nostra vita.

 

Voi valete più di molti passeri!

 

La tenerezza di un Dio che si prende cura dei passeri, che tiene conto delle mie cose più fragili ed effimere: mi conta i capelli in capo.

Siamo passeri che hanno il nido nelle mani di Dio, eppure abbiamo paura, perché passeri continuano a cadere a terra, continuano a morire bambini a migliaia, venduti per poco più di due denari.

Lui lo sa e ripete per tre volte: Non temete, non abbiate paura, non abbiate timore. Neppure un passero cade a terra senza che Dio lo voglia. Ma allora è Dio che spezza il volo? È Lui che vuole la morte? No.

La parola greca (aneu) è tradotta in modo errato, essa non evoca il volere di Dio, ma significa « senza Dio, lontano da Dio, senza che lui ne sia coinvolto».

Nulla accade nell'assenza di Dio; invece molte, troppe cose accadono contro il volere del Padre. E allora il dramma non è solo nostro, esso è anche di Dio (Turoldo).

Nulla accade nell'assenza di Dio! Questa è la realtà che offre speranza al nostro vivere.

Un Dio che è presente, partecipa, si china su di noi, intreccia la sua speranza con la nostra, il suo respiro con il nostro respiro, la sua parola con le nostre parole, Dio non si colloca tra salute e malattia, ma tra disperazione e fiducia.

 

Dio sta nel riflesso più profondo delle lacrime, per moltiplicare il coraggio.

Non uccide gli uccisori di corpi, dice che qualcosa vale più del corpo.

Non placa le tempeste, dona energia per continuare a remare dentro qualsiasi tempesta.

 

E noi proseguiamo nella vita per il miracolo di una speranza che non si arrende, di cuori che non disarmano. Verranno notti e reti di cacciatori, verrà anche la morte, ma: nulla ci potrà separare dall'amore di Dio, né spada, né morte, né angeli, né demoni (Rom 8,39).

Sì, è vero i passeri e i capelli contati hanno da attraversare la morte.

Ma nulla andrà perduto.

Gesù mi insegna a proclamare il diritto a che mi sia restituito fino all'ultimo capello di quel corpo che ha sofferto e testimoniato che la vita appartiene solo a Dio.

 

Temete piuttosto chi ha il potere di far morire l'anima. L'anima può morire! Mortali sono la superficialità, l'indifferenza, l'ipocrisia, quando disanimi gli altri attorno a te, togli anima e coraggio e innocenza, deridi gli ideali e gli innamorati.

È il disamore che fa morire. Di un peccatore si può fare un santo, ma di coloro che non sono niente, né cristiani, né pagani, né appassionati né freddi, né santi né peccatori, di loro, le anime morte, che cosa ne faremo? (Peguy).