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Il Tinello delle Libertà

di Marco Travaglio

Mentre infuria l’appassionante dibattito sul

tinello di casa Tulliani (pare che i segugi del

Giornale abbiano scovato una pantegana

anonima pronta a testimoniare di aver visto

Fini fuggire dall’alloggio monegasco con un rotolo di

carta igienica sotto la giacca), proseguono le ricerche di

eventuali tracce di vita nel Pd. Per ora, invano. Persino i

finiani, alla buon’ora, rivalutano Montanelli e rievocano

i capitoli più indecenti della biografia berlusconiana

(cioè tutti): truffa all’orfana, fondi neri, società offshore,

Mangano & Dell’Utri. Tacciono solo sulle leggi ad

personam, perché quelle le han votate anche loro. I più

arditi proferiscono addirittura un’espressione proibita

anche a sinistra, “conflitto d’i n t e re s s i ”. In ritardo di

ve n t ’anni, sono comunque in anticipo sul Pd, che in

quelle losche faccende non s’è mai voluto impicciare,

convinto (da B.) che ricordare all’opinione pubblica i

crimini dell’avversario non paga, anzi è sintomo di una

grave malattia denominata (sempre da B.) ora

“g iustizialismo”, ora “antiberlusconismo”, ora

“demonizzazione”, ora “odio”. Infatti il Partito

dell’Amore non ha mai fatto altro che rinfacciare agli

avversari i loro crimini, talvolta veri, più spesso inventati

(da Telekom Serbia in giù). E, quando l’ha fatto, ha

sempre avuto partita vinta. Intanto i suoi presunti

avversari – che, per rinfacciargli i suoi crimini, hanno

solo l’imbarazzo della scelta senza dover inventare nulla

– si guardavano bene dal raccontarli. E han collezionato

più fiaschi di una cantina sociale (però insistono). A

parte Di Pietro, hanno lasciato a Bossi (fra il 1995 e il

‘99, prima della retromarcia su Arcore) e oggi ai finiani il

monopolio di quel racconto. Che si rivela efficacissimo

perché, arrivando da politici e non da giornalisti, riesce

a bucare il muro dell’omertà televisiva: se Bocchino,

Granata, Briguglio ricordano come B. comprò (si fa per

dire) la villa di Arcore, Craxi, la Guardia di Finanza, Mills,

la sentenza Mondadori, quel che dicono finisce nei

pastoni politici dei tg e nemmeno Minzolingua può

farci nulla, visto che nei tg l’informazione politica è

appaltata ai politici. Immaginiamo quanti milioni di

italiani saprebbero chi è B. e com’è diventato B. se i vari

D’Alema, Veltroni, Fassino, Rutelli, Marini, Fioroni,

Bersani, Letta-Letta junior, Bertinotti e simili avessero

usato gli spazi autogestiti in tv per raccontare le gesta

del Caimano, anziché emettere mortiferi blabla sulle

Grandi Riforme Condivise e altre menate. Infatti i

pittbull di Arcore si sono scatenati contro Fini da

quando ha osato parlare di “legalità”, che è come

evocare la corda in casa dell’impiccato o sventolare una

treccia di aglio dinanzi al vampiro. Il miglior antidoto al

veleno berlusconiano. Peccato che finora nessuno, o

quasi, l’abbia usato. E quei pochi che lo usavano

venivano tacciati di ossessione antiberlusconiana e altre

baggianate. Così oggi basta dire una cosa vera su B. e

subito salta su Cicchitto ad ammonire: “Parlate come

Trava glio”. E Pigi Battista a mettere in guardia Briguglio

che, evocando le off-shore berlusconiane, parla come

“Travaglio, Cordero e Grillo”. Non essendo né l’uno né

l’altro giornalisti (uno è un piduista, l’altro non si sa

bene cosa sia), questi signori non sono minimamente

sfiorati dall’idea di verificare se le cose dette da Briguglio

& C. siano vere o false. Altrimenti scoprirebbero che

sono vere e dovrebbero spiegare tante cose. Per

esempio, perché mai il Pompiere della Sera chiede

(giustamente) a Fini di fare chiarezza sul tinello

monegasco e non ha mai chiesto a B. di fare chiarezza

sui suoi amici mafiosi. E perché, a proposito del

linciaggio di Fini, non parla di “a n t i fi n i s m o ”,

“g iustizialismo”, “demonizzazione”, “odio”. Al massimo

invoca una “t re g u a ”, come se la partita fra verità e bugie

potesse finire pari e patta. In fondo i pompieri son

contenti così: sennò poi tocca tornare a parlare di cose

serie, tipo P2, P3, cricca, Cosentino, trattative e stragi di

mafia, o tipo Dell’Utri che va a visitare i carcerati per

evitare di diventarlo anche lui. Per carità. Molto meglio

il tinello di casa Tulliani.