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L'intervista

Allora Giuseppe, benvenuto sulle pagine di Rockin' In The Free World, partiamo da lontano. Come hai deciso di imbracciare la chitarra e di metterti a fare rock n' roll, nonostante tu sia un professore di inglese? Semplice passione o desiderio di espressione a ritmo rock?

Grazie a voi di avermi dato la possibilità di conoscervi, innanzitutto! Io suono da molti anni, ormai: la mia passione nasce da quando, piccolino, infilavo la testa in un Geloso a bobine per ascoltare le canzoni di Sanremo che mio padre mi registrava appoggiando il microfono sull'altoparlante della Tv! Da allora non ho mai smesso e, nonostante la laurea e l'insegnamento rappresentino la parte *seria* di me, beh, la musica e' sempre stato il mio principale mezzo di espressione. Del resto, l'insegnamento dell'inglese e' venuto proprio grazie alla musica!!! Prima c'e' stato Dylan e la traduzione dei suoi testi.

Ci puoi raccontare il tuo percorso musicale? Come hai iniziato?

Beh, come tutti, credo: con una chitarra regalata dai miei, i primi accordi insegnatimi da mia sorella, che tuttora canta come soprano, ed i primi tentativi di fare canzoni mie. Poi negli anni '70 il primo gruppo vero, e negli anni '80 il gruppo con cui abbiamo fatto un po' di televisione e radio, i Krundaals, nei quali però non suonavo la chitarra nè cantavo, ma ero bassista. Scioltosi il gruppo ed essendomi stabilizzato nel frattempo come insegnante, sono tornato a scrivere canzoni ed a cantarle. Ho autoprodotto diversi lavori, tutti disponibili in rete.

Quali sono stati gli autori rock che ti hanno ispirato e che ti hanno spinto sui sentieri della loro musica?

Sicuramente Bob Dylan è stato ed è per me tuttora qualcosa di più di un'ispirazione. L'ho respirato al punto da esserne a volte persino fagocitato. Le mie cose sono sempre state definite "ispirate a Dylan", sia da chi intendeva la cosa come positiva, sia da chi intendeva la cosa come denigratoria e riduttiva del mio lavoro. Ma quando poi ho iniziato a suonare sui palchi veri, l'influenza di cui ho aggiormente risentito e' stata senz'altro quella di Edoardo Bennato. Anche oggi, sia nella mia band da "strada", sia quando suono da solo, mi accompagno con un tamburello suonato col piede, ho sempre avuto una 12 corde acustico-elettrica ed uso l'armonica come faceva, appunto, Bennato nei suoi anni d'oro.



Quanto sono stati determinanti i tuoi studi letterari, nella composizione dei tuoi testi?

Beh, moltissimo. Che non significa stia dando ai miei testi una patente di letterarietà; non sta a me farlo, ammesso e non concesso la meritino. Ma fin da meta' anni '70, ho sempre scritto usando "riferiementi"; dalla Bibbia ai testi di Dylan, dai sonetti di Shakespeare a molte altre cose. Uno dei miei dischi, "Prologo per un Progetto Pretenzioso", contendeva solo testi di autori inglesi. E fu anche votato da "Tuttifrutti" come disco emergente del mese, a quei tempi!

Quale autore letterario ti ha influenzato in modo determinante?

Se non posso dire Dylan e DeAndrè, che io considero tra i grandissimi del secolo scorso, beh, allora devo dire che una vera rivelazione per me fu scoprire la perfezione della metrica dei sonetti shakespeariani. Da allora ho usato sempre e solo rime, guardo con sospetto chi usa il verso libero e preferisco due versi perfettamente a tempo anche se non originalissimi a brani che pretendono di dischiudere segreti enormi, ma i cui versi non rimano. Almeno nelle canzoni.

Come mai spesso hai deciso di usare l'inglese invece che l'italiano? Deformazione professionale o è vera l'affermazione di Franz Di Cioccio della PFM che un riff di chitarra sta meglio su I Love You che su Ti Amo.....?

L'affermazione è sicuramente ragionevole, ma non è questo il motivo. Quando scrivo cose mie, anzi, tendenzialmente uso l'italiano. L'inglese mi viene più spontaneo se una cosa è concepita per un gruppo. Ma non credo ci sia un vero motivo lingustico alla base, è un'abitudine culturale, secondo me; una "forma mentis".

Da dove nasce il nome di Biblica Boulevard? Forse dal fatto che spesso il tema religioso torna spesso nei tuoi testi?

Senza dubbio. Il Testo/la Parola e il cammino/la strada. Non è un nome tanto criptico.

Parlando sempre di temi religiosi mi ha impressionato molto Kyrie Eleison da Biblica Boulevard, è un testo che starebbe bene nella trilogia religiosa di Bob Dylan cosa mi dici di questo brano?

Se ti sentono i miei amici del Newsgroup su Bob Dylan......Battute a parte, ringrazio della considerazione, ma non è un testo mio. Riporterò i complimenti all'autore, un Dylaniano come me e mio allievo ad un esame di maturità; credo che ne sarà contento. Il testo mi aveva affascinato per il suo urlare la protesta contro chi non sa ascoltare; la figura del profeta "maledetto", il tono apocalittico che mi affascina sempre. Io ho solo messo a punto le rime.

Biblica Boulevard però non è solo religione ma anche protesta, o meglio denuncia sociale mi sbaglio?

Non sbagli per niente. In fondo la mia ispirazione fondamentale è proprio questa; uno dei versi cui sono più legato e che ben la esprime, dice "per questo non ho mai cantato le canzoni del cuore; mi ispiro spesso all'odio, la mia musa e' l'orrore". Almeno in "burn baby burn" e "free at last" canto, tramite parole di altri, la rabbia di vivere in un mondo stupidamente aggressivo. Nelle altre c'e' molto di onirico ed anche un po di "fantasy"; e' senz'altro un lavoro dalle molte facce.

Veniamo a Biblica Boulevard Revisited che è il tuo ultimo disco, datato 2002, in quel disco la denuncia sociale e politica mi sembra più vibrante cosa è cambiato rispetto al disco precendente?

La chiave sta tutta nella parola "revisited".Il mio lavoro precedente fu apprezzato e quindi lo mettemmo in strada con un gruppo che dal lavoro trasse il nome. Lo chiamammo *revisited* appunto per distinguere il gruppo dal lavoro stesso. Le partiture musicali sono molto corali, spesso addirittura lavoro di chi suonava con me, soprattutto del chitarrista Andrea Scarso, ma i testi li ho scritti tutti io, quasi di getto, tra il 2000 ed il 2001, a cavallo degli eventi tragici che non occorre nemmeno citare.

In Taj Mahal tocchi e anticipi il tema della guerra in Medio Oriente, questo brano mi ha molto colpito devo ammetterlo, perciò mi piacerebbe sapere qual'è stata la tua ispirazione?

L'attacco ai Buddha da parte dei fondamentalisti talebani. Fu una cosa che mi sconvolse. Stavamo andando verso il baratro e si poteva capire. Vidi una foto del "Taj Mahal" in un manuale d'arte che stavo consultando per la scuola e pensai come potessimo concepire cose tanto belle ed attuare
tanta mostruosità. Nacque una canzone in che tuttora amo fare in acustico, chitarra e voce, in
una versione totalmente diversa dal pezzo tirato ed elettrico che abbiamo concepito col gruppo.

Quali sono le cose che sono e quali quelle che succedono? E' un modo per delineare schematicamente la vita o hai una tua filosofia, il brano che chiude il disco mi sembra davvero molto personale puoi spiegarlo ai nostri lettori?

E' un po' riduttivo renderlo in poche parole, ma se dovessi provarci direi che si tratta del semplice fatto che, non credendo la nostra vita si possa ridurre alle molte meschinità ed alle poche gioie che i nostri cinque sensi ci comunicano, beh, allora penso che quello che esiste sia solo quello che "succede". Ma le cose che contano, e che io credo un giorno le vedremo tutti, sono nascoste da qualche parte cui noi non abbiamo accesso. E quelle sono le cose vere, le cose che "sono". Nel brano, che ho già citato prima, dico che, non potendo riconoscerle, bisogna almeno imparare ad accettare che ci siano. Il mondo che abbiamo costruito non e' il mondo cui siamo destinati.

In conclusione, ho visto che fai molta attività dal vivo e che hai una nuova band gli HB, quali sono i tuoi progetti per il futuro? e qual'è il tuo rapporto con il palco?

Non sono un amante della vita da strada e la dimensione live mi piace nella misura in cui gli altri apprezzano quello che stai facendo. Questo, dal vivo, spesso non e' possibile. Chi ascolta è distratto da mille cose, spesso l'acustica non è buona e spesso non si suona al massimo. Per questo, raccogliendo il dissenso della maggior parte dei miei "colleghi" musicisti, io amo di più l'approccio alla musica registrata che non il "live". Ma questo vale solo per i pezzi che scrivo. Ovviamente chi suona ha bisogno anche di palcoscenici, di sfogarsi, di sentire che qualcuno ti ascolta. Ed allora ho quasi sempre cercato di affiancare alla mia attività di cantautore quella di musicista inserito in un gruppo per poter, appunto, suonare dal vivo pezzi storici che siano di piu' immediato approccio col pubblico. Da 15 anni, in particolare, sono la chitarra ritmica ed una delle voci degli Hb, con cui siamo vicini ai 200 concerti, tra pub, festival e piazze. Per il futuro non ho progetti segreti nel cassetto. Vorrei riuscire a pubblicare un nuovo disco in versione "cantautore" e, magari sfruttando le possibilita' della rete, distribuirlo su scala maggiore. Vorrei continuare a girare le piazze con gli Hb. E vorrei risucire ad essere sempre migliore nella mia professione di insegnante.

 

Gli HB