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Big Big Mama!

Davvero, grande!
Grande locale, grande serata, grande giornata!

Esagero?

Non so, puo’ darsi. Mi son sempre fatto guidare da quello che sento, sarei stato un pessimo talent scout, lo so, non ne indovino una e mi piacciono sempre i dischi *sbagliati*:

Magari tra qualche anno rivedro’ questo giudizio, diventera’ *una delle date che ho fatto*

Puo’ darsi, ma oggi non e’ cosi’.

Sara’ il jet leg delle 24 pre trascorse ininterrottamente tra guida e suoni, sara’ che Roma e’ sempre Roma, sara’ che Dylan e’ sempre Dylan, ma non e’ cosi’.

Oggi mi sembra sia una specie di *giorno dopo*, come se ieri fosse stata una delle date piu’ importanti che io abbia mai avuto il privlegio di fare.

Mi verrebbe da ringraziare Dio, i miei genitori ed i miei fratelli, come fanno le boy bands ai Grammy Awards.

Forse sara’ che sono solo ancora molto stanco ed ho ancora parecchio sonno.

Comunque Dio lo ringrazio in ogni caso, che io stia delirando o meno, se non altro per il viaggio, la giornata e Lucia.

E mi addentro nei dettagli.

 

 

Partiamo alle 10, tra colazione e altre incombenze sarebbero poi sate comunque le 11, quindi va bene, in fondo il soundcheck e’ alle 18.30, dovremmo essere in tempo.

Infatto arriviamo a Roma alle 17.

Il BigMama e’ in pieno centro, buon per loro e per chi ci va e peggio per chi viene da fuori ed ha un mezzo proprio.

Peripezie indicibili per arrivarci.

Ed anche per andare via.

Di notte, poi, col buio, e’ quasi comico girare e perdersi per le strade di Roma.

Non sai da che parte si va a Firenze ma sei di fronte al Colosseo.

Nessun cartello verde che segni autostrade e davanto a te si staglia l’Altare della Patria, tanto grande  e bianco da illuminare la notte.

Bellissimo.

 

Flashback, torniamo al pomeriggio.

Come quasi tutti i club *famosi*, anche il BigMama e’ piccolino ed ha un ingresso altreattanto piccolino, appena visibile.

Dentro e’ tutto un fiorire di memorabilia, dischi rari, foto incorniciate.

Ci ha suonato Armstrong, mica cotica, come dicono da queste parti.

Al sound check le solite ritualita’, tu da dove vieni, cosa suoni, fai solo dylan o anche roba tua e via di luoghi comuni.

Pero’ non e’che abbia l’impressione di essere in un posto particolare.

Sento nell’aria la solita serata, magari gratificante ma un po’ vuota.

E arriva Andrea Monda, organizzatore e promoter di BombaCarta.

Mi accoglie bene e mi dice che sbaglio.

Sara’ pienissimo perche’ ne parla la stampa romana ormai da un mese, mi mostra tutti gli articoli.

Pero’! Bene, anche se mi si chiude lo stomaco.

Nel quale comunque ci si sollazzano tranquillamente due involtini di riso e una mezza margherita consumata da Nando (come altro si poteva chiamare?), 300 metri dal locale.

Poi si fa sul serio.

21.30, sale sul palco Andrea Monta e presenta la serata.

Le luci sono gia’ quelle del concerto e lui parla su di uno sgabello,  il che conferisce al tutto un tono da Jazz Club NewYorkese.

Qualche parola sul compleanno d Dylan, sulla scelta di fare questo omaggio al suo periodio cristiano, la presentazione dell’Associazione Bombacarta.

Poi chiama sul palco Alessandro Carrera.

E’ piccolo di statura e meno carismatico di quanto lo facessi leggendolo (???) ma parla molto bene.

E parla anche molto poco del suo libro, il che rende nobile lui ed interessante il discorso.

Non parla benissimo di Dylan, il che va ancora meglio, secondo me.

(schivo i pallini di sale che mi rincorrono provenienti dal canne mozze di Michele l’Ulisse e proseguo)

J

Analitico, critico e disincantato.

Il pubblico, eta’ media sicuramente sopra la quarantina, (di media, eh!, non mancavano i 60/70enni, che poi sarebbero i coetanei di Dylan, in fin dei conti) apprezza, fa domande e rilancia.

Veniamo a sapere che Bob non sa a che religione appartiene ma e’ sempre stato cristiano, che nel periodo in cui diceva di esserlo diceva anche un sacco di fesserie, che si autodefinisce un non-artista un po’ cialtrone (Michele, non gli avresti chiesto perche’ perde tempo a scrivere libri su Dylan?) J

E che Dylan, piu’ che un poeta, e’ un menestrello continuatore della grande tradizione nordamericana, unico argomento sul quale abbia mai fatto studi approfonditi.

Talmente atipico da spiazzare anche me; dico a Lucia che vorrei fossero qui gli amici della RMD e anche qualcuno del NG italiano per dire la loro ma che, per me, Dylan e’ un grande poeta in ogni caso, almeno fino al ’66.

E poi, almeno fino al ’90, anche un grande autore.

Monda annuncia che inizia il concerto.

Un po’ di sano panico, tutti in camerino e le solite pacche sulle spalle, chi beve, chi fuma, chi ripassa, chi si cambia.

Il primo set e’ un duo di Roma, *Waiting for Tom*, lui, canto-chitarra-armonica, lei alla voce.

*I Pity The Poor Immigrant*, e When The Ship Comes In*

Versioni un po’ troppo sdolcinate per i miei gusti, ma non sono male.

E poi lui fa una cosa bellissima; a sorpresa fa un terzo pezzo dedicandolo *..ad una persona che avrei voluto fosse qui ma non e’ piu’ tra noi…*.
E fa *Shooting Star*.
Intenso.

Poi tocca a Giacomo Docimo, solista romano.

Ma proprio *romano ‘dde roma*, tant’e’ vero che riesce a far cantare e battere le mani ad un pubblico che fino ad allora sembrava piu’ ad una conferenza letteraria che ad un concerto.

Fa *Shelter from the Storm* e *Hard Rain’s A-Gonna Fall*,  la prima nella versione reggae di budokan, la seconda tipo *renaldo & clara*

Suona una stratocaster rossa, canta parole un po’ a caso, sembra piu’ uno showman che un artista di strada ma canta bene e ci sa fare.

Simpatico.

Poi tocca a me.

Monda mi presenta molto amichevolmente,  parto.

Sono concentrato e un po’ teso ma non nervoso, mi sento bene.

*Tangled Un In Blue*, versione ’78, testo *cristiano*.

Mi sembra di andare male, imbolsito; sbaglio anche le parole della seconda strofa.

Ma mentre penso *Dio, stasera fammi suonare benino*, sento un applauso a meta’ canzone.

Di incoraggiamento? Temo di si’, spero di no.

Finisco, applausi piu’ convinti, apprezzano davvero.

*Covenant Woman*, letterale, con tamburello ed armonica.

Viene benino, applausi.

*Little Moses*, un traditional: l’ho stravolto in 5 cambi tonali e velocizzato, sembra quasi un bluegrass; apprezzano.

Poi presento l’ultima, una sorta di manifesto per il Dylan cristiano: *Every Grain Of Sand*.

Anche questa la faccio letterale, con tamburello ed armonica, finale strascicato.

Stavolta mi accorgo anch’io che sta venendo bene.

Ma mai come mi suggeriscono gli applausi, mai come mi diranno poi molto degli astanti, mai con la profondita’ che mi dira’ Monda stesso confessandomi di essersi commosso.

Ora chi legge queste mie righe potra’ capire il mio imbarazzo a raccontare questo.

Ma inutile nascondere che, vero o no che sia, esagerato o meno che sia, tutto cio’ mi ha fatto un enorme piacere, ha reso la mia serata una delle piu’ belle della mia attivita’ musicale e mi ha fatto sentire orgoglioso.

Che poi tutte queste cose siano accadute ad un Dylan Tribute, ed a Roma, mi ha fatto sentire particolarmente fortunato.

Lo so, puo’ sembrare patetico riversare tutte queste cose in una serata di semplici cover.

So che e’ molto piu’ leggero ed apprezzato essere autoironici e prendersi in giro.

Ma stasera non ne ho voglia.

Mi godo il momento, alla faccia dell’ironia.

Non ho mai chiesto tanto alla musica e quello che ho avuto Lunedi’ sera e’ persino piu’ di quello che ho dato.

Stasera ringrazio Dio, ringrazio Lucia, ringrazio gli Hb che suonano con me da 15 anni.

Alle battute pensero’ di nuovo da domani

J

Vanno su i gruppi elettrici: il gruppo di Raffaella Monda, cugina del promoter, (sospetti, sospetti……) fanno gospel.

I sospetti vengono fugati subito: e’ un mostro, 22 anni, voce bellissima, senza le esagerazioni sciocche ed infantili alla Mariah Carey ne’ quelle forzate e gracchiate di Anastacia.

Piu’ alla Mahalia Jackson, davvero, bravissima.

Il gruppo decisamente meno, vabbe’.

Fanno *When You Gonna Wake Up*, *I Believe In You*, *Man Of Peace*, *Gonna Change My Way Of Thinking*.

Chiudono i *Riding Sixties*, coverari ma famosi, un paio ex-Corvi, stagionati ma molto bravi.

Fanno *Oh Sister*, *All Along The Watchtower*, *I Shall Be Released* e poi si chiude, tutti insieme, con *Blowin’* e *knockin*, come era prevedibile ed un po’ scontato.

Di solito sono cose che non apprezzo molto, questi finaloni *tutti sul palco*, ricordate quello del *30th Anniversary*? J

Pero’ ci son due cose carine: *blowin* vien fuori trascinante e grintosa, su *knockin’*, tra la sorpresa generale, sale sul palco Carrera che canta la terza strofa.

Un po’ fuori, un po’ afono, ma bella cosa e grande personaggio.

Si accendono le luci, assalto al camerino, complimenti ancora e via a casa, ho 550 km di strada da fare in 6 ore: alle 8 Lucia va a scuola.

Io no, ho cheisto anche il martedi’ senno’ sarei morto.

Lunedi’ 31 si va in onda su RaiSat 2000, ci vuole la parabola.Sono contento, grazie a tutti e buona notte,  ci si vede tutti a Corte lunedi’ con gli HB!