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Brave, le Barbe!

Il Cockney e’ un po’ vuoto all’inizio, ma bello e caldo come sempre.

Prendo un caffe’ d’orzo tanto per cominciare pesante e saluto i ragazzi che sono incastrati tra la balustra del palco e i loro stessi strumenti nel tentativo di fare un sound check che si svolge tra difficolta’ peggiori di quelle che troverebbe Manu Chao nel tenere un concerto al raduno di  Pontida.

Durante il pasto pre-esibizione siedo con loro che mi concedono una sorta di intervista improvvisata:

*Siamo ambiziosi, ma senza essere pretenziosi*

*Bisogna prima dare a se’ stessi, solo dopo si puo’ dare qualcosa al pubblico*

*Il nostro e’ un gruppo pane e formaggio*

Dal piatto d Massimo (chitarra)  si direbbe che e’ un gruppo che non trascura nemmeno altri ingredienti, pero’.

 

Amerigo quanto piu’ si specializza in musica *seria* (diciamo di qualita’, insomma) tanto piu’ esige musica bassa e quindi dal check in poi  e’ tutto un susseguirsi di abbassare volumi, tanto da farmi apprezzare anche la pazienza di questi ragazzi; noi, anche se dobbiamo loro una quindicina d’anni se non di piu’, ci saremmo spazientiti molto prima; Andrea (basso) si sarebbe sentito piu’ forte se avesse staccato il jack e Enrico (batteria) esprimeva il massimo della potenza quando batteva le bacchette per gli *uan – tu – tri – for* iniziali.

 

Si parte con Man Of Peace, poi un po’ di Band e la prima sorpresa con una  versione bluesizzata di *Staying Alive*;  un po’ lunga, ma bell’idea.

Poi altri classici come *Hit the Road Jack* e *Up On Creeple Creek* (molto bene, questa!) poi e’ il momento degli ospiti, cioe’ io (capirai!) e Daniele Garbo.

 

Io faccio *Million Dollar Bash*, che viene bene al gruppo ma che canto da cani perche’ non sento ne’ la mia voce ne’ quella di Emanuele e quindi ottengo un po’ un effetto * La Corrida *.

Pero’ le doppie voci con Emanuele vengono carine e ne facciamo anche qualcuna in piu’..

Viceversa, faccio meglio *Shooting Star* ma il pezzo e’ troppo soft per essere apprezzato dalla platea.

Che culo!

Tocca a Garbo, che con la chitarra deve sapere suonare in modo tanto ruvido quanto pulito e cortese e’ lui nell’aspetto, nei modi e anche, mi si consenta, nella sua ragazza.

Ma stasera non lo sapremo mai: fa *The Weight* con una chitarra piu’ frenata di un rapporto sessuale con preservativo, diaframma e spirale tra una ragazza sterile e Michael Jackson.

Poi tenta di partire su * Ballad of A Thin Man*, ma trova le mani di Amerigo al bancone disperatamente tese in avanti ad invocare volumi piu’ bassi.

Torno sul palco per *I Shall Be Released*;  io e Emanuele ci alternaimo alle strofe e Daniele aiuta sui cori; poi *The Night They Drove Old Dixie Down* e si chiude davvero, giusto in tempo per l’arrivo di Andrea Scarso; lo scopo di non avere la sua esibizione conclusiva di *Sweet Home Alabama*,  (almeno quello) e’ raggiunto!

 

Tra il pubblico un sacco di musici, dai Grogh, che avevano 30 anni quando la Band si sciolse, ai loro figli d’arte, alla Alice ex-QM, ex-R, ex-MSA, ex-di suo moroso vecchio, ai Commessa Canciani Blues Band e, last but not least, ai Flypapers.

Loro seguono un po’ freddini dalla loro postazione, ma io li tengo ben d’occhio (sono o non sono il mio gruppo preferito?) e quindi alla fine chiedo pedaggio scroccando meta’ delle patatine che avevano sul tavolo.

C’e’ un ragazzo di colore che passa le prime due ore a dimostrare quanto sia illogico odiare gli extracomunitarii e la ultime due a dimostrare quanto sia illogico difendere gli extracomunitari.

Siamo o non siamo entrati nella par condicio?

 

Canonico scambio di cellulari e promessa di risentirci per altre collaborazioni; al che, pero’, per coprirmi le spalle da eventuali problemi di volumi, rispondo con una minaccia

*Ok, la prossima volta vengo col gruppo di Andrea Scarso!*

Bella serata, Barbacce, alla prossima!